In un post precedente abbiamo analizzato le proprietà benefiche del ginkgo, adesso vediamo qualche studio nella letteratura medica che dimostri le sue virtù.
Studi condotti negli Stati Uniti dal dottor Jerry Cott, psicofarmacologo e direttore del programma di ricerche farmacologiche dell’ Istituto nazionale di igiene mentale, hanno dimostrato che questa pianta sia in condizione di ritardare piccoli ictus, la perdita della memoria e delle capacità mentali caratteristiche dell’ Alzheimer.
Il dottor Turan Itil, docente di psichiatria al Medical Center della New York University e autorevole esperto di farmacologia del cervello, ha testato l’estratto di ginkgo su trecento pazienti e ha notato che i tracciati elettroencefalografici (EEG) dimostravano una elevata attività farmacologica a livello cerebrale. Utilizzando sempre l’ EEG. il dottor Itil ha confrontato il tracciato di pazienti trattati con ginkgo con quello di altri pazienti trattati con il tacrine (farmaco anticolinesterasico, impiegato nella demenza presenile di Alzheimer) e ha notato che i profili erano analoghi, ma il ginkgo provocava funzione cerebrale tre volte superiore. L’attività delle onde cerebrali alfa aumentava dopo tre ore dalla somministrazione nel 66 per cento dei soggetti trattati con 240 milligrammi di Ginkgold (prodotto tedesco denominato anche “attivatore dell’apprendimento”).
Il dottor David Snowdon dell’Università del Kentucky sostiene che la pianta stimoli il metabolismo degli zuccheri nel cervello, aumentando le energie e flusso sanguigno a livello cerebrale. Scoprì che la causa della perdita della memoria era derivata da piccoli ictus; usando quindi il ginkgo che essendo un forte antiaggregante piastrinico migliorò la condizione clinica dei suoi pazienti.
Studi tedeschi dell’Università di Berlino hanno sperimentato il ginkgo su 222 soggetti cui era stata diagnosticato Alzheimer lieve o moderato oppure demenza causata da piccoli ictus. Per circa sei mesi i pazienti furono trattati con 240 milligrammi di estratto di ginkgo oppure con placebo. I pazienti che furono trattati con la pianta migliorarono rapidamente rispetto a quelli che avevano assunto il placebo, avvertendo soltanto leggeri effetti collaterali, tipo nausea, mal di testa o lievi disturbi allo stomaco.
Il dottor B. Hofferberth su Human Psychopharmacol ha descritto lo studio effettuato su 40 pazienti trattati con placebo o con la somministrazione di 80 milligrammi di ginkgo per tre mesi annotando il netto miglioramento del flusso cerebrale nei pazienti trattati con la pianta.
Altre analisi fornite soprattutto da studi francesi hanno dimostrato l’attività farmacologica del prodotto e la buona tollerabilità.
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giuseppe
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