Strane piante le felci. Appartenenti alla divisione delle Pteridofite contano più di 10.000 specie (divise in quasi 200 generi) e danno vita a una moltitudine di forme e grandezze incredibile, passando da dimensioni minuscole alla stazza dei grandi alberi, ma che comunque hanno tutte in comune due tratti fondamentali: la riproduzione tramite spore (al posto dei semi) e un ciclo vitale costituito da due fasi molto ben distinte tra loro.
Dominatrici assolute per molti milioni di anni le felci coprivano buona parte delle superfici emerse fino alla fine del Carbonifero quando, per il cambio climatico che asciugò le molte paludi
presenti allora sulla terra, molte specie si estinsero.
Come molte altre piante anche le felci ebbero il loro periodo d’oro, o forse sarebbe meglio dire nero, visti gli effetti negativi a cui questa vera e propria mania diede vita: la pteridomania scoppiò incontrollata nell’Inghilterra di metà ‘800 quando, pur di soddisfare il fanatismo dei vittoriani per queste piante, venne devastato il loro habitat e portate letteralmente all’estinzione molte specie; la Woodsia ilvensis, scampata per miracolo all’enstinsione, è tutt’oggi molto rara.
Dal punto di vista biologico le felci con le loro radici, fusti e foglie assomigliano in tutto e per tutto alle piante che di solito coltiviamo, solo che differiscono da queste per un “piccolissimo” particolare: non producono fiori, non generano frutti, non producono semi.
Il ciclo vitale delle felci, detto alternanza di generazioni, è molto peculiare perché dà origine a due differenti tipi di pianta: da un lato abbiamo una pianta matura (la generazione sporofita) con tanto di radici, fusto e fronde il cui lato inferiore (ben visibile ad occhio nudo) genera spore che, una volta rilasciate, vengono trasportate anche per lunghe distanze fino a quando non trovano l’ambiente ideale (un terreno abbastanza umido) e danno vita a una piccola pianta (detta protallo) che di rado supera i pochi millimetri d’altezza, di solito dalla caratteristica forma a cuore, che è l’altro lato del ciclo vitale, cioè la generazione gametofita.
Le spore hanno solo il 50% dei cromosomi della pianta adulta ma le gametofiti generano sia cellule maschili che cellule femminili dalla cui fecondazione si ottiene di nuovo una sporofita, munita del 100% dei cromosomi: una felce adulta.
Sono diverse le felci che è possibile coltivare nelle nostre case, di solito non sono piante particolarmente esigenti, basta seguire qualche semplice accortezza e potremo godere della loro bellezza nel nostro appartamento. Parlerò più diffusamente in seguito di alcune tra le specie più coltivate, per il momento mi limito a ricordare le semplici regole che valgono in genere per tutte le felci coltivabili in casa.
Ricordate innanzitutto che spesso l’habitat delle felci è il sottobosco, all’ombra degli alberi e delle altre piante oltre al fatto che, non generando fiori, non hanno bisogno di molta energia per cui la loro esigenza di luce è molto modesta. Scegliete un angolo della casa non ventilato e piuttosto fresco, visto che la loro temperatura ideale si aggira intorno ai 20° C. L’aspetto più delicato rimane l’umidità: il troppo secco, unito al caldo, mette in grave sofferenza le felci. Per scongiurare danni alla pianta è bene tenere il terriccio sempre umido (senza esagerare però, la felce non ama il ristagno) ma soprattutto è importante nebulizzarla anche per diverse volte in un giorno, oltre a tenerla sopra a un sottovaso riempito di argilla espansa e acqua, che andrà aggiunta una volta evaporata.
Ultima raccomandazione: NON raccogliete le felci in natura.