Premessa: quello che segue NON è un trattato sulla viticoltura!
Chi scrive lo fa con la speranza di distogliervi per cinque minuti dal vostro noiosissimo lavoro, e magari raccogliere da chi legge qualche prezioso suggerimento; in questo racconto (e nei successivi) troverete un diario delle giornate rubate agli affetti familiari (non senza polemiche e rimproveri) e trascorse ad improvvisarsi agricoltori, nelle specifico vignaioli.
Non è certo il momento giusto per iniziare a parlarvi dell’annata 2008, ormai siamo in piena fase vegetativa, la potatura è ormai un lontano ricordo e mancano poco più di tre mesi al traguardo finale: la raccolta dell’uva o più semplicemente vendemmia.
Comunque, se avrete la pazienza di seguirci proveremo ad andare avanti per un’intera stagione (tanto dura il contratto che abbiamo con questo blog…).
Breve accenno sulla vigna, situata nel versante sbagliato di una arcinota zona di produzione vinifera (produciamo del banalissimo “vin de table”). Delle viti sappiamo solamente che sono piuttosto anziane (almeno 40 anni), presumibilmente si tratta per lo più di uvaggio Sangiovese che da queste parti spadroneggia, poca Malvasia e (speriamo) anche un po’ di buon vecchio Canaiolo nero.
Non mancheremo di pubblicare foto dei grappoli augurandoci che qualche anima buona li sappia riconoscere ma intanto bando alle ciance!
Una di queste mattine siamo scesi in campo di “buon’ora” (verso le 9 e 30…) col mitico “Lambo” della altrettanto mitica zia “Mile” bello carico del liquido per il terzo trattamento anticrittogamico. La miscela odierna era composta da zolfo (quel tanto che basta dato che un amico un giorno ci disse che troppo zolfo fa’ il vino “fetecchione”…) e rame per dare quel simpatico ed inconfondibile color puffo.
Per dirla tutta oggi abbiamo utilizzato anche un po’ di funghicida avanzato dall’anno passato. A differenza dai primi due ingredienti si tratta di una medicina (o veleno) sistemica. Significa che penetra nelle piante per cui garantisce una protezione indipendente da eventuali piogge che lavano, almeno in parte, i prodotti di tipo coprente. In linea di massima preferiamo lasciare questi trattamenti alle coltivazioni industriali anche e sopratutto perché noi il succo dell’uva (fermentato ed invecchiato) ce lo beviamo. Per la verità non lo volevo neanche raccontare ma visto che siamo alla prima puntata ha trionfato la sincerità.
E visto che siamo in vena di confidenze, alla fine del trattamento abbiamo pure gettato qualche manciata di concime minerale (azoto, fosforo e potassio) in chicchini (anch’esso eredità dell’anno passato).
Sicuramente il momento giusto per concimare è già passato, ma noi cerchiamo di ottenere il massimo dal poco tempo che abbiamo a disposizione affidandoci un po’ alla sorte e sperando che non tutti gli errori vengano per nuocere.
Analogamente a quanto detto per le “medicine” cerchiamo di limitare al massimo l’ausilio di “nutrimenti” non naturali (ma questa è un’altra storia per cui ne parleremo a tempo debito).
Grazie ai potenti mezzi a nostra disposizione (trattore con pompa sparaliquido) dopo tre ore abbiamo finito, ci siamo scambiati una vigorosa pacca sulla spalla e dati appuntamento al ritorno dal mare tra circa tre settimane.