Riporto alcune notizie di questi giorni:
• nel suo nuovo rapporto il WWF denuncia che i cambiamenti climatici sono più veloci anche delle peggiori ipotesi previste dagli scienziati e che il taglio delle emissioni di CO2 proposto (20% entro il 2020) è insufficiente, serve almeno del 30%;
• secondo un gruppo di biologi dell’Università della California a Santa Barbara siamo dentro alla sesta estinzione di massa e per arginare la perdita del 50 per cento delle specie è stato condotto uno studio internazionale sugli ecosistemi delle praterie allo scopo di determinare a quali piante concedere la priorità di conservazione;
• una normativa dell’Ue mette al bando una serie di pesticidi dannosi per la salute e per l’ambiente nonostante il provvedimento metta a dura prova la produzione di tulipani olandesi che dei pesticidi fa un massiccio uso;
• uno studio di Sun Microsystem sancisce che il telelavoro fa risparmiare di media 5400 kilowattora all’anno (e 1700 dollari di carburante…) con indubbi vantaggi per il pianeta e auspica che sempre più aziende (la Sun vanta il 56% di “telelavoratori”) adottino questa politica.
Potrei andare avanti ancora con altre notizie del genere, che riportano dati, studi, normative e abitudini che vanno tutte nella stessa direzione: la salvaguardia del Pianeta. In uno scenario del genere, dove finalmente la sensibilità generale inizia ad abbracciare certe tematiche, la posizione tenuta dal governo italiano alla riunione dei capi di stato europei in corso a Bruxelles appare come minimo clamorosamente stonata.
Dietro la guerra di cifre sui reali costi derivati dai tagli alle emissioni di CO2 sembra emerga, da parte dell’Italia, un atteggiamento di sottovalutazione del problema ambientale oltre ad uno sguardo miope nei confronti delle opportunità offerte dal nuovo business verde.
Personalmente penso che sulle tematiche ambientali non si debba purtroppo partire dall’alto (aggiungo: a prescindere dall’orientamento politico dei vari governi) ma che il vero cambiamento debba nascere dal basso, dalla gente comune, da ognuno di noi: se la pensate più o meno così anche voi il consiglio è quello di fare un salto alla nuova edizione di Terra Madre.
Giunto al suo terzo appuntamento l’incontro mondiale tra le comunità del cibo vanta 6000 delegati, 1652 comunità del cibo da 153 paesi e un alto numero di importanti ospiti, proponendo un programma veramente ricco di eventi e incontri. Si parlerà, tra i tanti argomenti, di biodiversità, di filiera corta, di ecosostenibilità, di educazione ambientale oltre a promuovere la moltitudine di produzioni locali attraverso i vari presidi del cibo che Slow Food mantiene in tutto il mondo. In grande considerazione è stato tenuto anche l’impatto ambientale dell’evento fieristico, costruendo per esempio il 50% degli allestimenti con il Celenit (compsto da lana di legno mineralizzata e cemento) o adottando una cartellonistica composta per l’80% da cartoncino riciclato e riciclabile, con l’obiettivo finale dichiarato di ridurre di circa il 50% l’impatto ambientale in questa edizione, per arrivare all’impatto “zero” del 2012.
Insomma un appuntamento assolutamente da non perdere per chi cerca risposte ai problemi urgenti del pianeta con un approccio diverso, tenendo cioè come priorità la salvaguardia della Terra e dei suoi abitanti (cosa che include anche noi…), e proponendo un modello di sviluppo ecosostenibile che guarda non al passato ma al futuro.