Quando rovisto nel frigo e trovo qualcosa andato a male perdo veramente la pazienza. Mi dò come minimo dell’idiota, impreco come un matto e getto sconsolato il cibo nella pattumiera. L’ultima volta che è successo mi è preso talmente lo sconforto che mi è venuta la voglia di approfondire la cosa e ho scoperto di non essere il solo e che anzi sono in ottima compagnia: ogni anno un italiano butta in media 27 Kg di cibo, uno spreco incredibile, anche da un punto di vista economico giacché l’ammontare di euro gettati in discarica si aggira, sempre di media, sui 600 euro. Certo, niente a che vedere con i 31,6 milioni di tonnellate di alimenti sprecati negli Usa in un anno (sono circa 213 Kg di media per ogni americano… 213 Kg!), ma sono comunque cifre inaccettabili e sulle quali riflettere.
Per questo motivo scrivo qualche post per cercare di dare qualche consiglio (per primo a me…) su come conservare al meglio frutta e verdura. È vero, quello che non ha potuto il buon senso lo potrà la crisi economica (che ha come unico pregio quello di farci recuperare un po’ di senso della misura) che ci induce al risparmio, ma un po’ di cultura in questa direzione non guasta di certo, cominciando da un “attore” invisibile ma determinante per la conservazione dei prodotti: l’etilene.
I frutti e le verdure che acquistiamo (o raccogliamo, se abbiamo un orto) sono da considerare a tutti gli effetti prodotti ancora vivi: c’è chi frena la sua maturazione “spengendosi” piano piano e c’è chi continua a evolvere e maturare. Grazie a questi meccanismi una volta raccolti alcuni di questi prodotti emanano un gas inodore, innocuo, e insapore chiamato etilene.
La produzione di questo gas da parte delle piante è una cosa naturale perché l’etilene è un fitoormone, cioè un ormone delle piante e come tale è protagonista di molti processi vitali tra i quali la germinazione, lo sviluppo dei germogli, l’invecchiamento della pianta, la morte delle foglie e, appunto, la maturazione dei frutti.
In realtà l’etilene, proprio per questo suo ruolo fondamentale, è prodotto da molti tipi di frutta e ortaggi ma alcuni ne producono una maggiore quantità mentre altri evolvono più rapidamente in sua presenza.
Sono grandi produttori di questo gas le mele, le albicocche, i fichi, i cachi, le banane, i kiwi, i manghi, le pesche, le pere, le prugne, i cocomeri, i meloni e i pomodori. Tutti questi prodotti hanno quindi la capacità di accelerare molto la maturazione e il conseguente rapido deterioramento del resto della frutta e per questo motivo dovrebbero essere tenuti a debita distanza gli uni dagli altri. Questa caratteristica dell’etilene viene anche sfruttata dagli agricoltori che spesso raccolgono i loro prodotti ancora acerbi per poi, una volta a destinazione, riattivarne la maturazione grazie all’azione dell’etilene: nel giro di poco tempo prodotti come albicocche o pomodori si tingono magicamente dei colori della loro maturazione, con buona pace del sapore che non sarà mai neanche lontano parente di quello dei frutti maturati sulle piante (un altro ottimo motivo per comprare a Km 0…).
La capacità dell’etilene di accelerare la maturazione può, nel nostro piccolo, essere sfruttata anche a nostro vantaggio: se si vuole accelerare per esempio il processo di maturazione di un frutto acerbo mettetelo per un po’ in una busta insieme ad una mela, come ha suggerito Franco per far maturare velocemente i kiwi.
Dunque per non ritrovarsi a dover buttare frutta troppo velocemente maturata (e quindi deterioratasi) è bene mantenere separati i frutti sopraelencati dal resto dei prodotti, magari su fruttiere e in stanze diverse in modo tale che il rilascio del gas non vada direttamente a contatto con la frutta più sensibile a questo ormone.
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Alessandra