L’autunno, si sa, è il periodo dove la natura, per quanto riguarda i colori, si scatena e produce l’infinita tavolozza che ogni anno, immancabilmente, suscita in noi le stesse emozioni. Un altro spettacolo che ci regala questa stagione (sempre legato agli stessi meccanismi che creano i colori autunnali) è senz’altro quello di una pianta che in questo periodo si presenta completamente priva di foglie ma che mostra, quasi orgogliosa, una più che discreta quantità di grossi, bellissimi e rotondeggianti frutti di color arancione acceso che, nel contrasto con la scheletrica architettura dei rami spogli, crea una visione che non esito a definire quasi surreale.
Questo apparente paradosso tra l’albero spoglio e in dormienza e i meravigliosi frutti cosi vivi e allettanti convive perfettamente in un bellissimo albero: il Diospyros kaki.
Bellissimo fin dal nome, e cosa ridete? non mi riferisco certo a quello della specie (che è poi il nome dato dai giapponesi alla pianta) che da noi suona, come dire… un po’ scatologico, ma al nome del genere che deriva dal greco dióspyros, composto da Diós cioè “Zeus” e pyrós che vuol dire “frumento“, nel significato di “Pane degli Déi” che la dice lunga sulla considerazione che gli antichi avevano nei confronti di questa pianta. Già perché le prime notizie del cachi ci giungono fin dall’antica Grecia anche se per la sua introduzione in Europa dobbiamo aspettare la metà del 1800, per una pianta inizialmente coltivata al solo scopo ornamentale. Originario degli altopiani cinesi il Diospiro può vivere oltre i 50 anni e ha trovato nel nostro paese condizioni climatiche buone per poter crescere con successo, come testimonia la sua diffusione nei giardini, non solo per i frutti ma anche come albero ornamentale; anche “vestito” è molto bello, con le sue grandi foglie lucide, verde intenso e la chioma compatta e tondeggiante.
Non ha particolari esigenze e risulta piuttosto facile da coltivare: certo, ama le zone calde e temperate ma si è ben adattato ai climi più freddi tanto è vero che è facile incontrarlo anche al nord in zone dove il termometro raggiunge spesso i 10° sotto zero; se possibile comunque cercate di piantarla in posizioni riparate, magari a ridosso di un’abitazione o di un muro ed esposta a sud proteggendola se la pianta messa a dimora è giovane. Predilige terreni fertili, sciolti e profondi mentre sono da sconsigliare quelli compatti, umidi e calcarei.
La potatura si limita di solito ad una leggera rimonda e solo per le piante vecchie, allo scopo di ringiovanirle, questo intervento deve risultare più importante. Gli attacchi parassitari non sono mai troppo gravi da consigliare trattamenti specifici.
Va ricordato che il Diospiro è una pianta dioica e che possiamo pertanto avere piante con soli fiori maschili, piante con soli fiori femminili e altre con fiori maschili ed ermafroditi o, viceversa, piante con fiori femminili ed ermafroditi; di solito vengono coltivati gli esemplari con i soli fiori femminili che passano da fiore a frutto senza fecondazione (paternocarpia) o tramite fecondazione da piante impollinatrici. I frutti che si sviluppano senza fecondazione risultano più appuntiti, grossi, mollicci e senza semi rispetto a quelli fecondati che invece generano da 1 a 8 semi, risultano di solito più dolci e presentano un colore rosso-arancione più intenso degli altri.
Questi frutti, decorativi e buoni al contempo, si conservano bene sulla pianta fino ad autunno inoltrato, periodo in cui vengono raccolti (consigliato tagliare un pezzetto del ramo che li porta) ma vanno consumati ben maturi perché solo così risultano dolcissimi mentre se si mangiano ancora acerbi la massiccia presenza di tannino li rende poco appetibili provocando quello sgradevole effetto astringente nella nostra bocca causato da sostanze acide o aspre, effetto che viene comunemente chiamato allappante.
Il modo migliore per consumarlo è tagliarlo in due e, con un cucchiaio da té, mangiarne la gustosa polpa. Questi frutti hanno un alto valore enegetico, e sono molto ricchi di vitamine, soprattutto la C, ma a questo aspetto dedicheremo magari un post in seguito.
Ultimo consiglio: se dovete far maturare i cachi usate l’etilene.
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