Premessa:
Se vi ricordate, nel luglio scorso, giornali e internet (compreso questo blog) riportarono la notizia di un geometra palermitano, Giuseppe Marino, che era riuscito ad innestare sul Solanum torvum sia una pianta di melanzana che una di pomodoro. La notizia fece piuttosto scalpore tanto che fu rilanciata anche dai Tg nazionali che sottolinearono l’importanza dell’innesto ritenendolo utile anche, ipoteticamente, per combattere la fame nel mondo.
Il fatto ha suscitato diverse reazioni tra chi si è avvicinato con curiosità all’argomento e chi ha sostenuto che l’innesto descritto non rappresenterebbe nessuna novità.
Ieri ho ricevuto una mail da parte di Giuseppe che ritiene giusto, anche se a distanza di tempo, intervenire sull’argomento per spiegare il suo punto di vista e chiarire alcuni aspetti anche polemici della vicenda.
Pubblico molto volentieri l’intervento di Giuseppe e le belle foto della pianta da lui spedite e ricordo, come già fatto in altre occasioni, che questo blog è uno spazio libero e a disposizione di chiunque voglia far chiarezza o più semplicemente voglia approfondire un argomento, anche con senso critico, purché il tutto rimanga nei limiti del vivere civile.
Palermo, 28 gennaio 09
Il mio nonno materno, classe1875, faceva l’ortolano; quando ha compiuto 100 anni (ne visse 103 ed in buona salute) gli ho fatto un regalo che ha molto gradito: un alberello di melanzane che incredulamente ammirava! Era il settembre 1975! Chissà se avrebbe gradito un albero come quello in fotografia!
La notizia apparsa lo scorso luglio su quotidiani, televisioni e più recentemente anche sulla radio, della pianta che produce contemporaneamente melanzane e pomodori ha suscitato non poche curiosità, qualche apprezzamento e, forse, tante invidie ed anche qualche gratuita offesa.
Tra chi si è preoccupato di un mio arricchimento c’è pure chi gradassamente riferisce della “scoperta dell’acqua calda” e chi parlando di “quaquaraquà” probabilmente ha voluto indicare la sua appartenenza a certe categorie di uomini ove chi scrive non si raffigura.
Ritengo invece avere il merito di avere acceso “la miccia” di un argomento sino ad ora silente del quale aimè, ne avrei potuto parlare molti anni fa.
Ma bando alle chiacchiere, e ne sono state fatte tante, il Solanum torvum è un eccezionale portainnesto per solanacee, sia per la sua capacità di sviluppare un apparato radicale assai vigoroso e resistente a patologie funginee che molto spesso colpiscono le comuni cultivar, specialmente se coltivate in serra, sia pure e principalmente perché consente di anticipare il raccolto di almeno 2 mesi rispetto alle tradizionali piante.
Da non sottovalutare inoltre che il prodotto viene raccolto a petto d’uomo e con agevole manutenzione (diradamento, modellamento e trattamenti se necessari) per la pianta stessa.
Gli ortaggi sopra ottenuti presentano caratteristiche organolettiche uguali se non superiori ,come personalmente ritengo, alle piante comuni ed infatti ho constatato, ma forse è la varietà del “salomone” che, nonostante la protratta maturazione, la polpa era assai compatta e quasi priva di semi. Ho anche innestato il “datterino” ed il “ciliegino” di Pachino con risultati eccezionali per gusto, quantità e qualità.
Per coloro i quali intendono “costruire” tali piante, anche se prima o poi verrà lo ”scienziato di turno” a mostrare la sua, consiglio di adoperare soltanto piante determinate per evitare eccessivi sviluppi che richiederebbero idonei sostegni.
Salute ed auguri a Tutti
Giuseppe Marino