Ancora a parlare di America, ancora a parlare di Obama, ancora a parlare di orto e Casa Bianca: ma allora è un’ossessione! Ebbene sì, quando ho letto la notizia ho sorriso ripensando al post di venerdì e visto che l’argomento m’interessa riporto volentieri i fatti.
In un suo lungo articolo sul New York Times dell’ottobre scorso Michael Pollan suggeriva, tramite una profonda analisi, di affiancare allo chef della Casa Bianca niente meno che un contadino. Sì, avete letto bene, un contadino, un agricoltore che, nell’intenzione del giornalista, aiuti il cuoco presidenziale nella scelta delle materie prime e indirittamente a promuovere i prodotti locali, oltre magari, a un concetto di agricoltura sosteenibile. Nell’articolo Pollan proponeva anche di coltivare buona parte del giardino della White House ma questa l’aveva forse letta nel Citizen’s Briefing Book…
Comunque sia, l’idea del contadino “presidenziale” è talmente piaciuta alla famiglia Brockman di Congerville nell’Illinois che l’ha presa alla lettera e ha aperto il sito White House Farmer con la precisa intenzione di votare i contadini, che nel frattempo si sono candidati e iscritti sul sito, per eleggere quello che diventerà il “Primo Contadino d’America“. E come sempre succede negli States l’iniziativa non è passata inosservata attirando a sé migliaia di cittadini che a tutt’oggi hanno già espresso quasi trenta mila preferenze.
Al di là della curiosa trovata però rimane la sensazione che negli Stati Uniti sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici si stia muovendo qualcosa. Certo, proposte come questa non rivoluzionano il pianeta ma sono comunque lì a testimoniare una nuova sensibilizzazione nei confronti di determinati argomenti. E comunque un agricoltore alla Casa Bianca avrebbe un ruolo molto importante, ben più importante del solo simbolo: risulterebbe infatti come la migliore pubblicità del mondo per l’agricoltura, meglio ancora se per quella sostenibile, per i prodotti locali e a km 0, per la frutta e la verdura biologica ecc.
Non è dato sapere per adesso l’opinione di Obama e del suo staff visto che per il momento non esistono dichiarazioni ufficiali sull’iniziativa anche se la famiglia Brockman sostiene di essere in contatto diretto con un membro della nuova squadra di governo.
La speranza logicamente è quella che il neo presidente americano prenda seriamente in considerazione l’ipotesi proposta, non solo per il bene degli Stati Uniti (introducendo gli americani a certi argomenti) ma anche per il resto del pianeta, compresi noi italiani, quelli alla periferia dell’Impero: di solito le mode provenienti dall’altra parte dell’oceano trovano da noi valanghe di imitatori…