All’inizio del mese di gennaio sono andato a far visita a mio zio Paolo e, non avendolo trovato in casa, l’ho raggiunto in vigna dove era intento a potare le sue amate viti. Visto che avevo “per caso” con me la videocamera ho deciso di riprendere alcune fasi della lavorazione che vi mostro nel video.
Più facile a dirsi che a farsi la potatura della vite è un’operazione che deve tenere conto di diversi fattori: l’età della pianta, la qualità e quantità della produzione che si vuole ottenere, la forza e il vigore della vite, la forma di crescita (detta comunemente “forma di allevamento”), lo stato di salute del vigneto, la varietà dell’uvaggio ecc.
Diversi sono anche i metodi di allevamento a cui assoggettare le piante. Le principali tipologie di potatura sono:
- Guyot (semplice o doppio)
- cordone speronato (lungo o corto)
- ad alberello
- tendone
Il metodo adottato da mio zio, il cordone speronato, è forse quello più diffuso. Più semplice di altri da realizzare si effettua tra gennaio e febbraio, periodo nel quale le piante arrestano la loro crescita, e consiste nell’allungare la pianta parallelamente al terreno lasciando diversi speroni su di essa, portanti ognuno 2/3 gemme dalle quali spunteranno i nuovi tralci. L’alto numero di gemme serve anche per scongiurare il pericolo rappresentato dalle gelate primaverili che possono stroncare sul nascere i tralci fruttiferi compromettendo l’intero raccolto: con un minimo di tre gemme abbiamo altrettanti “jolly” da giocarci nel periodo più delicato, numero di solito più che sufficiente per scongiurare grossi guai.
Il vantaggio maggiore del cordone speronato è quello che consente, negli anni successivi, una potatura più semplificata lasciando al potatore il solo compito di rinnovare gli speroni.