Ieri è apparsa una notizia interessante: uno studio/esperimento condotto in India, dimostrerebbe l’efficacia che hanno (almeno) tre piante nel restituire aria di buona qualità negli ambienti chiusi come case e uffici.
All’interno dei 4.600 metri quadri del Paharpur Business Centre di Nuova Delhi, oltre alle 300 persone che ci lavorano, sono ospitate qualcosa come 1200 piante. Avete letto bene, negli ultimi 15 anni infatti hanno convissuto un lavoratore ogni quattro piante e i risultati sono a dir poco notevoli: per i lavoratori, che hanno visto diminuire drasticamente disturbi come l’irritazione agli occhi (-52%), le emicranie (-24%), i problemi respiratori (-20%), i danni polmonari (-10/12%) e l’asma (-9%) e per l’ambiente, dato che è stato calcolato un risparmio del 15% di energia per aver fatto a meno dell’aria condizionata negli uffici.
Al Paharpur Business Centre sono talmente orgogliosi del fatto che sul sito internet è possibile consultare una tabella che riporta il Materiale Particolato Sospeso (SPM) e la CO2 all’interno dell’edificio insieme agli stessi valori ma a New Delhi con risultati ovviamente a sfavore dell’aria cittadina.
Le protagoniste di questo piccolo grande miracolo, le piante capaci cioè di migliorare l’aria che respiriamo, le nostre migliori amiche e alleate contro malanni e inquinamento sono Chrysalidocarpus lutescens, Sansevieria trifasciata e Epipremnum aureum. Di quest’ultimo, il pothos, ho già parlato, sull’Areca ci torneremo sopra, oggi vorrei concentrarmi sulla terza pianta, bellissima e tutto sommato facile da coltivare: la Sansevieria.
Originario dell’Africa tropicale e dell’India il genere Sansevieria fa parte della famiglia delle Agavaceae e comprende una sessantina di specie. La S. trifasciata proviene dall’Africa e presenta lunghe foglie erette, coriacee, di forma lineare, di color verde scuro e con le caratteristiche striature verde chiaro e/o biancastre. Nel loro ambiente naturale possono raggiungere grandi altezze ma in vaso rimangono più basse, sul metro circa. Durante la fine della primavera e l’inizio dell’estate producono fiori che durante la notte emanano un buon profumo.
Le migliori condizioni colturali della S. trifasciata sono una buona luce ma non il sole diretto e una temperatura di coltura mai inferiore ai 10° C, sotto i quali tende velocemente a marcire. Grazie quindi alle sue preferenze per un clima caldo e secco ben si adatta alle condizioni climatiche degli appartamenti invernali. Il substrato migliore è una miscela composta da un 50% di buon terriccio da giardino universale unito a sabbia e torba in parti uguali. Attenti alle annaffiature: la Sansevieria non ama l’abbondanza di acqua che dovrà essere somministrata con cadenza mensile durante l’autunno e l’inverno e quindicennale durante la primavera e l’estate, ogni 10 giorni nei periodi più caldi dell’anno. Concimatela una volta al mese con un fertilizzante liquido 20-20-20 e rinvasatela a primavera se la nuova vegetazione occupa tutto il vaso o se le radici tendono a fuoriuscire. Pulite le lunghe foglie con un panno umido e mai con i pessimi lucidanti fogliari.
Capitolo moltiplicazione: si effettua per separazione dei rizomi (in primavera) o tramite talea, tagliando foglie della lunghezza di 7/8 cm e interrandole in un vaso pieno di sabbia per circa la metà della loro lunghezza e entro un paio di mesi avverrà al radicazione.
In conclusione una pianta bellissima da inserire in ogni tipo di abitazione, molto facile da coltivare e capace di rigenerare l’aria: difficile trovare di meglio…
Foto di *n*o*o*r*
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