Non serviva certo la patetica e disgustosa caciara scatenatasi intorno alle tristi vicende di questi giorni per farsi l’idea, una volta di più, che il nostro non è un Paese normale. Del resto normale non lo è fin dalla conformazione geoclimatica (ci sarà una relazione?), visto che dalle Alpi a Lampedusa si registrano, in ogni periodo dell’anno, differenze climatiche anche molto importanti. Lungo più di mille chilomentri e stretto tra mari e monti, con la dorsale appenninica che lo percorre da cima in fondo e lo taglia di fatto in due, l’italico stivale è un concentrato di climi e microclimi tale da rendere problematico consigliare attività come la semina senza cadere in contraddizioni o inesattezze. In condizioni normali infatti, alla prudente semina di un ortaggio per esempio nella pianura padana, può corrispondere, in Sicilia, la stessa coltura già allo stadio di giovane pianta. Per questo motivo possono servire mappe come quella che vedete sopra dove, data un’area di riferimento, viene riportato l’anticipo e il posticipo delle semine in relazione alle varie regioni italiane. È vero, il clima impazzito degli ultimi tempi consiglia di non prenderla certo per oro colato (ci mancherebbe!) ma può essere comunque un’utile traccia per regolare le attività di semina in tutta Italia visto che è più o meno sovrapponibile alla cartina delle principali zone climatiche del nostro paese.
Continua, come nei mesi precedenti, la lavorazione del suolo e l’interramento del letame; preparate anche il terreno per la semina degli ortaggi che vanno, noncuranti del freddo, a dimora in questo periodo. Frantumate il più possibile la terra superficiale, quella esposta, usando un forcone o semplicemente calpestandola con i piedi.
In piena terra, ma merita aspettare come minimo la seconda metà del mese, è possibile seminare bietola da coste, carote, ceci, cicoria, fave, lattuga, piselli e spinaci.
Per chi possiede un semenzaio, questa volta aspettando l’ultima settimana del mese, è possibile cominciare a seminare angurie, basilico, catalogna, cavoli cappuccio, cetrioli, melanzane, peperoni, porri e, con prudenza e moderazione, pomodori e sedani.
Tutte queste operazioni però, dalle mie parti ma visto il clima suppongo in tutta Italia, sono per il momento sospese e/o ritardate a causa di questa interminabile stagione delle piogge che non dà tregua, che compromette in modo serio le coltivazioni del periodo (molte le regioni colpite pesantemente dal maltempo) e che non permette i lavori nel campo che di febbraio ricominciano ad essere importanti. L’ortolano che con frequenza settimanale rifornisce mia madre per esempio l’altro giorno si lamentava assai perché le semine all’aperto non riescono a germogliare a causa del terreno completamente zuppo dalla troppa acqua.
Del resto giova tenere presente che febbraio è pur sempre un mese invernale e se si rivela troppo mite non significa affatto che il freddo sia ormai un pericolo scongiurato. “Se la Viola esce a febbraio, tieni di conto fienile e pagliaio” recita l’antico proverbio, facendo intendere che un periodo caldo in questo mese porta a un quasi sicuro ritorno del freddo nei mesi successivi, evento che spesso compromette le raccolte di fieno, frumento e altre colture imprudentemente troppo anticipate. In tal senso è molto valido il consiglio di non abbondare subito nei quantitativi e nelle superfici coltivate, sia appunto per non rendere inutile il lavoro svolto e anche, ripetendo le piccole semine scaglionate nel tempo, per avere raccolte via via sempre fresche e spesso qualitativamente migliori.