Esattamente cento anni fa, il 20 Febbraio 1909, su Le Figaro veniva pubblicato, a firma di Filippo Tommaso Marinetti, il manifesto del Futurismo, l’unica vera grande corrente artistica nata in Italia (anche se, come ci informa Wikipedia, detto manifesto era già stato pubblicato il 5 Febbraio dello stesso anno sul quotidiano bolognese La gazzetta dell’Emilia).
Cosa c’entra il Futurismo con un blog dedicato al regno vegetale? Mossi dalla furia iconoclasta contro il “passatismo” e le vecchie ideologie, decisi a fare tabula rasa di tutto e di tutti per fare largo ai loro ideali (velocità, industria, dinamismo, perfino la guerra “sola igene del mondo”…) i futuristi non risparmiarono neanche la natura, le piante e i fiori. Ecco allora un breve (e incompleto) excursus sul rapporto dei futuristi con la flora, un piccolo omaggio “floreale” dedicato all’avanguardia che oggi compie cento anni. Con qualche piccola sottolineatura, come dire…”naturale” e non solo.
Per prima cosa i punti salienti del manifesto, tanto per “calarsi” nello spirito del tempo.
Dal manifesto del Futurismo, Le Figaro, 20 Febbraio 1909.
(…) 1-Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
2-Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3-La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità
5-Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.
8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poichè abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9-Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore
10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria
11-Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. È dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo(…)
Avvicinandosi all’argomento natura, nel Manifesto tecnico dei pittori futuristi, a firma di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini (pubblicato l’11 Aprile 1909) leggiamo:
“(…) Per concepire e comprendere le bellezze nuove di un quadro moderno bisogna che l’anima ridiventi pura; che l’occhio si liberi dal velo di cui l’hanno coperto l’atavismo e la cultura e consideri come solo controllo la Natura, non già il Museo! Allora, tutti si accorgeranno che sotto la nostra epidermide non serpeggia il bruno, ma che vi splende il giallo, che il rosso vi fiammeggia, e che il verde, l’azzurro e il violetto vi danzano, voluttuosi e carezzevoli!”.
E ancora al terzo punto dei “proclami” enunciati nello stesso manifesto troviamo:
“(…)[Noi proclamiamo] che nell’interpretazione della natura occorrono sincerità e verginità.(…)”
Insomma tra macchine, frastuoni, intonarumori, poesie sonore, aeropitture, c’è posto anche per anima e natura. Una nuova natura, ma anche per una natura con nuovi “occhi”. La stessa di prima, riscoperta, ammirata, sentita, interpretata, inventata, come nei magnifici Fiori futuristi realizzati, tra il 1918 e il 1925 da Giacomo Balla che vedete in alto o, sempre dello stesso autore, nel Balfiore (del 1928) qui sotto.
Ma veniamo al pezzo forte: Azari nel 1924 pubblica La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali , che riporto integralmente, ma attenzione cari amici di Florablog, potreste leggerlo (magari sorridendo) come una ” leggera e velata” critica alla vostra passione:
La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali
Manifesto futuristaBasta coi fiori naturali
Dobbiamo ormai constatare la decadenza della flora naturale che non risponde più al nostro gusto.
I fiori sono rimasti monotonamente immutabili attraverso i millenni della creazione a delizia dei multiformi romanticismi di tutte le epoche e come espressione del cattivo gusto nei più banali decorativismi.
Oggi, ad eccezione di alcune specie tropicali a grande sviluppo da noi poco conosciute, essi lasciano completamente indifferenti od arrivano anzi ad urtare la nostra sensibilità futurista dal punto di vista plastico e coloristico.
D’altra parte la letteratura e la pittura contemporanea non hanno ancora smesso di farne largo abuso con le più trite immagini e coi più stucchevoli soggetti.Se noi analizziamo le ragioni della decadenza della flora dalla nostra estetica moderna, le possiamo così riassumere:
1. Le più decantate attrattive dei fiori sono costituite da delicatezze di tinte, da sfumature di colori o da forme minuziosamente rabescate, mentre tali qualità sono opposte al nostro gusto moderno che si compiace di sintesi coloristiche e di stilizzazioni di forme.
2. La velocità ha rimpicciolito per la nostra sensibilità visiva superfici e volumi, perciò i fiori ci appaiono piccole macchie di colore come i minuscoli quadretti, i bibelots ed i ninnoli che sono ormai scomparsi dai moderni salotti.
3. Anche i cosiddetti soavi profumi dei fiori risultano insufficienti alle nostre nari che esigono sensazioni olfattive sempre più violente, tanto che i profumi estratti dai fiori e che d’altronde già venivano concentrati per renderli più intensi, sono oggi completamente soppiantati dagli inebbrianti profumi sintetici creati dall’industria.
4. Infine i fiori in letteratura, in pittura o nella realtà della vita, sono stati usati ed abusati fino alla nausea come immagine, quadro o decorazione. Il nostro gusto invece è sempre alla ricerca di nuove forme mediante l’evoluzione della moda, dello stile, dell’arte in genere.
Possiamo dunque affermare che, come a certi stili convengono flore caratteristiche (ad esempio i lauri nel romanzo classico e nell’empire e le rose nelle decorazioni alla Watteau), così i fiori in genere rappresentano una stonatura nella nostra modernità meccanica e sintetizzata.Creazione di una flora plastica futurista
Stabilito ormai che i fiori fornitici dalla natura non ci interessano più, noi futuristi per rallegrare, vivificare e decorare i nostri quadri e i nostri ambienti abbiamo iniziato la creazione di una flora plastica
originalissima
assolutamente inventata
coloratissima
profumatissima
e soprattutto inesauribile per la infinita varietà degli esemplari.
Il pittore futurista Depero ha già dato esempio di tali flore fantastiche andando oltre la stilizzazione del fiore, dipingendo con la tecnica verista e costruendo plasticamente fiori inesistenti in natura.
Tuttora continuiamo a costruire plasticamente la nostra flora colorandola violentemente e profumandola coi più intensi profumi.
I fiori futuristi col dinamismo delle loro forme e la sintesi dei colori combinate nelle più originali trovate costituiscono una delle più interessanti affermazioni del futurismo nell’arte decorativa.Equivalenti plastici di odori artificiali
I profumi naturali hanno il proprio equivalente plastico nel fiore, tanto che la sua specie ed il profumo corrispondente si rievocano reciprocamente per l’associazione delle sensazioni visive ed olfattive.
Io affermo che, oltre a tale affinità associativa portata dall’abitudine alla simultaneità delle due sensazioni, esiste un legame di corrispondenza tra forma-colore e profumo come esiste fra musica e colore.
Per dimostrare questa corrispondenza, ho realizzato alcune interpretazioni plastiche e colorate dei profumi sintetici più in voga (Origan, Cypre, Contessa Azzurra, ecc.).
Ognuno degli inebbrianti profumi creati dalla moderna industria per le belle eleganti di Roma, Milano, Parigi, potrà avere un equivalente plastico floreale che lo interpreti.
Inoltre ho allargato il campo delle ricerche, costruendo interpretazioni plastico-coloristiche riuscite molto espressive di alcuni fra gli odori più caratteristici (benzina, acido fenico, cloroformio, ecc.).
I miei plastici sono costruiti con le materie più svariate (sete, velluti e stoffe colorate tese con fili metallici o incollate a cartoni, legno dipinto, celluloide, stagnola, ecc.).
Ogni artista potrà poi esprimersi in tale nuova forma coi mezzi più svariati.
Noi iniziamo quindi ad un nuovo campo di ricerche e di creazione artistica la moderna sensibilità futurista già educata alle più ardite e sottili esplorazioni dai concerti sinfonico-coloristici e dalla lettura delle tavole tattilistiche marinettiane.
Novembre 1924 F. Azari, futurista
Mi fermo qui, saluti Florofuturisti.
Foto in testa di Bright_Star