Sinceramente dopo i due video pubblicati su Florablog che illustrano in maniera molto professionale le tecniche di potatura delle viti ci sentiamo un po’ intimoriti ma ogni promessa è un debito per cui ci facciamo coraggio e vi raccontiamo pure la nostra esperienza.
Trattandosi di piante vecchie che nel corso degli anni hanno visto molti potatori (e molte teorie…) va detto che non sono mai state “allevate” con una tecnica in particolare e non è perciò possibile definire con precisione tagli e forma della pianta senza apportare interventi radicali. Quando possibile cerchiamo di utilizzare il tradizionale “capo razzolo” che è più o meno il modo usato dalle nostre parti per definire la potatura a Guyot e consiste nell’eliminazione della parte produttiva dell’anno precedente (come in tutte le altre tecniche…), sistemando poi il “capo”, ovvero il tralcio che sarà destinato alla fruttificazione e infine scegliendo il “razzolo”, il tralcio cioè che fungerà da “capo” l’anno successivo. Questa era la teoria… in pratica si cerca di individuare le gemme (massimo due o tre) più promettenti per destinarle alla produzione dei frutti cercando di essere lungimiranti nel lasciare quelle migliori (anche una sola) per la stagione successiva eliminando tutto il superfluo.
Ora che rileggo quello che ho scritto non sono sicuro di essere riuscito a spiegarmi alla perfezione, ma vi assicuro che è più semplice farlo che dirlo. Io ho provato ad osservare alcuni amici con più esperienza di me è qualcosa l’ho imparata anche se alla fine mi sono arreso ed ho iniziato a sforbiciare sperando di non fare troppi danni…
Personalmente, ora che sono al quarto anno di potatura, inizio a rendermi conto degli errori (e talvolta dei colpi di c…lasse) degli anni precedenti. Mentre accumolo esperienza mi affido alle qualità delle viti che sono, soprattutto quelle vecchie, dure a morire e in caso di errore colturale la punizione si “limita” di solito a un raccolto scarso o tutt’al più inesistente.
Un consiglio che mi sento di darvi è quello di non essere troppo clementi ed evitare di lasciare troppe gemme dato che magari la pianta è forte e non ha problemi a far vegetare tanti tralci, ma al momento della maturazione la differenza si vede eccome.
Termino con un’ovvietà, dato che se frequentate questo blog un minimo di nozioni le avete sicuramente: evitate di potare quando c’è il rischio di gelate imminenti perché le ferite aperte dalle forbici hanno bisogno di qualche giorno per risarcirsi.
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Carlo Mancini
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