Passione e competenza, questo troverete su Stranepiante, e quando si incontra un blog con queste qualità è difficile non seguirlo. La passione per le piante grasse, cactacee o succulente che siano, unita a una competenza rara sul web: chi ama questo genere di piante (e non solo) non può non mettere Stranepiante tra i suoi preferiti. Io lo seguo con attenzione da un po’ e giorni addietro, nel bel mezzo di una crisi di facciatostite acuta, ho scritto a Marcello (il nome di chi sta dietro al blog) e senza il minimo pudore gli ho chiesto se voleva, tempo e/o voglia permettendo, scrivere ogni tanto su Florablog.
Appena gli è stato possibile Marcello ha inviato un post che pubblico stravolentieri, ma invece della sua specialità ha scritto di un altro genere di piante, le carnivore, per il quale non nascondo la mia enorme simpatia. Trattasi della moltiplicazione della Drosera capensis da foglia, metodo semplice ed efficace per ottenere con facilità nuove piante di questa bella insettivora, e di questi tempi, con la crisi che c’è, è un altro ottimo metodo per coltivare il pollice verde quando si è al verde.
Ringrazio di cuore Marcello per il suo ottimo contributo, sperando che non rimanga l’unico…
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Alimenti ricchi di ORAC per salvaguardare la nostra salute
Il test ORAC, acronimo di Oxygen Radicals Absorbance Capacity (Capacità di Assorbimento dei Radicali dell’Ossigeno), misura la capacità antiossidante degli alimenti contro i radicali liberi presenti nel nostro organismo. Questo test è stato messo a punto dai dottori Cao e Prior della Università di Boston e serve per misurare quanto la produzione endogena di ossido nitrico (molecola dalla forte azione ossidante in grado di aumentare notevolmente la produzione di radicali liberi) avrebbe alterato in provetta le capacità antiossidanti di alcuni alimenti. Bisogna dire che i dati per il test ORAC si basano esclusivamente su esami in vitro e che quindi non è detto che ad un elevato valore ORAC corrisponda una eguale biodisponibilità. Read More
Video, costruire un semenzaio a letto caldo
(Nota: se guardate il video ricordatevi di attivare i sottotitoli)
Mi è sempre piaciuta l’idea di ricreare, nell’orto, il ciclo completo delle piante, ottenenere cioè gli ortaggi direttamente dal seme per poi, una volta coltivati, ricavare da loro i semi per l’anno successivo realizzando quello che si dice da “seme a seme”. Tutto ciò si può fare solo se si è in grado di anticipare le semine assicurando ai semi stessi le condizioni ideali per poter germogliare e crescere anche nei freddi mesi di febbraio e marzo e questo è possibile solo se si semina al coperto. Un metodo efficace per ottenere l’anticipo delle semine è un metodo semplice quanto antico, conosciuto dai nonni dei nostri nonni: il semenzaio a letto caldo.
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Due allegri viticoltori allo sbaraglio: la potatura
Sinceramente dopo i due video pubblicati su Florablog che illustrano in maniera molto professionale le tecniche di potatura delle viti ci sentiamo un po’ intimoriti ma ogni promessa è un debito per cui ci facciamo coraggio e vi raccontiamo pure la nostra esperienza.
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Marzo, prepariamo i bonsai al risveglio
orti a stelle e strisce
Cari amici di florablog ultimamente ho notato su alcuni siti internet un crescente interesse in America per “L’orto urbano” o come dice qualcuno, la “fattoria metropolitana”, pertanto ho riportato alcune notizie che mi hanno particolarmente incuriosito e che, sono certo, interessaranno anche molti di voi.
Negli Stati Uniti c’è stata un’impennata nelle vendite di sementi ormai da due anni. Perchè? Perchè gli americani hanno deciso di coltivare i giardini “a orto” e infatti dietro casa, al posto dei canestri da basket che avevamo imparato a conoscere nei film, hanno fatto il loro ingresso piccole serre, asparagiaie, pomodori e fagiolini. Voglia di creare verde, desiderio di mangiare sano o di distinguersi, tentativo di risparmiare e consumare cibo sano a km 0. C’è tutto questo ed altro alla base di questa nuova moda, ma facciamo un giro e scopriamo di cosa si tratta.
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Con la camomilla ti depuri, ti calmi e ti addormenti serenamente
La camomilla (Matricaria recutita L.), è un’erba annuale che nasce d’estate ed è notoriamente conosciuta per le sue proprietà aromatiche e medicinali. Originaria del Sud-Est asiatico, si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, in Europa e nel Sud America. Di camomilla ne esistono varie specie che si confondono tra di loro. Quella più sfruttata per la sue proprietà terapeutiche è la camomilla comune (Matricaria chamomilla) o (Matricaria recutita), che appartiene alla famiglia delle Asteraceae. L’etimologia del suo nome non è stata chiarita, forse “matricaria” deriverebbe dal latino “mater” (madre) o da “matrix” (utero), perché in passato veniva assunta dalle donne incinta, sostenendo che avesse un’azione benefica prima e dopo il parto. La sua proprietà più nota, da sempre, è quella calmante. Ma considerarla solo un sedativo naturale è riduttivo: la camomilla ha infatti moltissimi benefici sull’organismo.
Grazie a delle sostanze chiamate camazulene e bisabololo (da cui derivano l’odore e il sapore amarognolo), la camomilla ha un effetto antinfiammatorio (in buona parte è dovuta ai flavonoidi, i quali inibiscono l’azione degli enzimi capaci di produrre sostanze che favoriscono l’infiammazione), mentre le apigenine (che provocano il colore giallo ai fiori) hanno un’azione antispastica. Read More
Oltre alla mimosa l’otto marzo regalate una gardenia
Avviso agli innamorati e ai sedicenti tali: domenica, nel giorno della festa delle donne, invece (o ancora meglio: insieme) al classico mazzo di mimosa, regalate al vostro amore una bella pianta di gardenia. Oltre a sorprendere positivamente chi la riceve compirete un’importante opera di solidarietà aiutando a combattere una malattia subdola quanto grave: la sclerosi multipla.
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Mimosa o Acacia che dir si voglia, felice otto marzo a tutte voi
Domenica è l’otto marzo e di conseguenza mi sembra doveroso scrivere della pianta simbolo di quel giorno, ovvero la mimosa ma per farlo la prendo come si suol dire un po’ alla larga partendo addirittura da quasi tre secoli fa, precisamente dal 1735. In quell’anno infatti il grandissimo biologo svedese Carl Nilsson Linnaeus, più conosciuto con il nome latinizzato di Linneo, introdusse un innovativo metodo per la classificazione delle piante e degli animali: la nomenclatura binomiale. Fino ad allora infatti gli esemplari di flora e fauna venivano catalogati con un sistema completamente arbitrario basato su una lunga descrizione, scritta in latino, che riportava i caratteri principali di ogni essere vivente. Il problema maggiore veniva dal fatto che gli scienziati del tempo potevano descrivere per esempio la stessa pianta ponendo l’accento ognuno su caratteristiche anche molto diverse della pianta stessa o descrivendo una particolarità in comune a più specie in realtà molto distanti tra loro con il risultato ovvio di un’estrema approssimazione. Associando la definizione di genere ad un aggettivo che ne descrivesse la caratteristica principale Linneo trovò il modo, semplice e geniale, di dare un nome univoco agli esseri viventi classificati sancendo di fatto una vera e propria rivoluzione che, spazzando via i vecchi metodi, è giunta più o meno immutata fino ai giorni nostri. Tornerò sicuramente sull’argomento perché a mio parere è molto interessante ma adesso mi preme spiegare il perché di questa lunga introduzione. L’albero simbolo della festa delle donne infatti è uno degli esempi più clamorosi che dimostrano l’utilità e soprattutto la necessità della nomenclatura binominale: la pianta che comunemente siamo abituati a chiamare mimosa di fatto non ha niente a che vedere con questo genere di piante ma è in realtà una acacia, la Acacia dealbata.
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Video, messa a dimora delle cipolle
Sabato mi chiama mio cognato Simone e mi fa: “mio zio sta piantando le cipolle, ti interessa?” “Scherzi?!? Certo che mi interessa! dammi cinque minuti e arrivo!”. Il motivo del mio entusiasmo sta nel fatto che Carlo, lo zio in questione, è un “fuoriclasse” dell’orto e ogniqualvolta mi è possibile assistere ai suoi lavori corro a rubare con gli occhi cercando poi di far tesoro dell’esperienza. Il bello dei tempi in cui viviamo è che, oltre a rubare con gli occhi, possiamo farlo anche con la tecnologia così ho preso la videocamera e, insieme a Simone, mi sono precipitato all’orto trovando Carlo intento a mettere a dimora le cipolle.
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