Consiglio vivamente, a chi non l’ha vista domenica sera, di recuperare la puntata di Report intitolata “Carne per tutti“. Forse per qualcuno non aggiungerà molto a quello che già sa, ma fa sempre bene ricordare e ricordarsi come il sistema dell’alimentazione mondiale si regga su regole la cui assurda insostenibilità è pari solo all’ingiustizia che riescono a generare.
Da un lato noi europei, insieme agli americani (800 milioni di persone in tutto), mangiamo tre etti di carne al giorno di media e i restanti 5,7 miliardi di abitanti si devono accontentare delle briciole che lasciamo loro, condannandoli di fatto alla denutrizione e alla morte per fame, nonostante l’Occidente produca cibo sufficiente a sfamare 10 miliardi di persone. Dall’altro l’allucinante scempio di risorse ed energie dilapidate proprio per produrre quei cento chili di carne pro capite con i quali mediamente ogni anno riempiamo le nostre grasse pance. Alcuni dati: gli allevamenti producono il 18% del totale dei gas serra, nel 70% dei terreni agricoli (pari al 30% delle terre emerse) è coltivato cibo per gli animali allevati, per produrre un chilo di pollo servono 3.900 litri di acqua, 4.900 per un chilo di maiale e ben 15.000 litri per un chilo di manzo! Così, tra pulcini che raggiungono 1 chilo e 700 grammi in poco più di un mese, vitelli nutriti con i supercalorici cereali che ne accelerano la crescita e mucche che producono più di 60 litri di latte al giorno (4 volte tanto quello che producevano le vacche negli anni 50) scopriamo che negli allevamenti vengono somministrate alte quantità di antibiotici non solo per curare le povere bestie stressate e ammalate a causa delle condizioni innaturali nelle quali sono costrette ma anche per stimolare la loro crescita! Nonostante tutto questo sperpero di soldi e risorse la carne a noi consumatori risulta molto economica e arriva a costare spesso meno di frutta e verdura. Come è possibile tutto ciò? Semplice, il sistema è al collasso e viene sorretto solo grazie agli incentivi (leggi: i nostri soldi) con i quali gli Stati industrializzati tengono in vita un settore altrimenti già fallito da tempo.
In un quadro generale di tale gravità sono profondamente convinto che non si possano aspettare decisioni politiche da parte dei governi nazionali (che, al contrario e per svariate ragioni, continuano a garantire la sopravvivenza del sistema) ma che il cambiamento debba partire dal basso, da ognuno di noi e dalle nostre scelte e abitudini in materia di alimentazione, essendo questo fondamentalmente l’unico modo per cambiare le regole del mercato.
Un primo passo importante in tal senso è quello di cominciare a riconsiderare la nostra dieta, iniziando a ridurre drasticamente l’assunzione di carne e dei suoi derivati in favore del consumo di frutta e verdura rigorosamente di stagione visto che proprio in questo periodo i prodotti della terra tornano ad essere abbondanti, variegati e a buon mercato.
Per quanto riguarda la verdura a partire da questo mese è possibile trovare agli freschi, asparagi, basilico, bietola a coste, carote, catalogna, cavolo cappuccio, cetrioli, cicorie varie, cipolle fresche, fave, finocchi, indivia, lattughe, patate novelle, piselli, prezzemolo, ravanelli, sedani, spinaci, valeriana e zucchine. Sul versante frutta siamo alla fine della disponibilità di arance e kiwi che ci hanno accompagnato per tutto l’inverno e facciamo largo alle fragole (ora in tutta la loro bontà), alle ciliege e, da fine mese, a albicocche e pesche anche se si dovrà fare attenzione agli anticipi, spesso caratterizzati da frutti insipidi e spesso piuttosto cari, cercando di resistere alla tentazione di acquistarli e aspettare i primi giorni del mese di giugno.