Tempo fa ho scritto un post sulla Phalaenopsis e sul suo metodo colturale consigliato da chi la vende ovvero dalla famosissima multinazionale svedese operante nell’arredamento di stile ma alla portata di tutti (non ditemi che non avete capito il nome…) e che vede nel proprio listino anche la presenza di piante e appunto orchidee come quella nella foto. Certo, nei consigli per coltivarla riportati sull’etichetta non c’è nulla di particolarmente scorretto ma di incompleto forse sì. Tagliando lo stelo floreale dopo la fioritura, come riportato sull’etichetta, si stimolerà pure una nuova fioritura ma limiteremo di molto la possibilità di far produrre un keiki alla Phalaenopsis.
Ricordo che un keiki non è altro che un perfetto clone della pianta madre nato da un nodo di un suo stelo floreale e che, una volta formato un numero sufficiente di foglie e radici, il “bambino” (keiki in lingua hawaiiana significa proprio bambino) è pronto all’emancipazione e a farsi una nuova vita in un vaso tutto suo.
Perché torno sull’argomento? perché il secondo keiki presente sulla pianta in questione, prima di completare la formazione di un apparato radicale capace di garantirgli la sopravvivenza, ha pensato bene di farmi un graditissimo regalo donandomi una stupenda fioritura. Non vi dico quanto mi abbia reso felice un evento del genere, al quale assisto per la prima volta, e quanto mi pavoneggi con chi mi conosce per il magnifico spettacolo, neanche fosse merito mio e non di queste incredibili piante.
Comunque l’effetto è davvero notevole anche perché lo stelo non e fermato a un tutore, come di solito si usa fare per forzarlo a crescere dritto e in verticale, ma è libero di oscillare delicatamente in tutte le direzioni, dando movimento ai fiori che così sembrano in tutto e per tutto un gruppo di farfalle in volo.