(Per completezza d’informazione, Giuseppe ha pensato bene, grazie alla gentilezza e alla disponibilità che sembrano in lui inesauribili, di inviare qualche immagine del risultato di questo innesto e, raggiunta casa di un amico con il quale condivide la passione per le piante, ha scattato alcune foto, inclusa quella del megacocomero di 20 kg che vedete qui sopra. Che dire? il metodo promette bene ed è sicuramente balzato in cima alla lista delle cose da fare la prossima primavera…)
Ieri Giuseppe Marino ha lasciato un commento sul post dedicato al cocomero e alle sue caratteristiche e visto che lo scritto mi sembra davvero interessante, d’accordo col suo autore ho deciso di dargli lo spazio che si merita dedicandogli un apposito post. Si tratta della descrizione della tecnica per realizzare lìinnesto del cocomero sulla pianta di zucca, innesto che tenterò sicuramente di realizzare l’anno prossimo, visto che ahimé purtroppo per quest’anno è ormai troppo tardi. Il metodo promette una produzione migliore sia per quantità sia per qualità, oltre che a consegnare una pianta più resistente ad attacchi e malattie. Vediamo come funziona.
Dopo avere fatto il “pieno” delle notizie sulle proprietà contenute nell’anguria, sapientemente prima riportate (il riferimento è al post di Franco – n.d.r.) e, con un pizzico di rammarico per essermi limitato a consumare soltanto la parte più zuccherina che com’è noto è contenuta nella polpa rossa con intensità degradante, dalla parte centrale a quella prossima alla buccia, mi permetto di ampliare la tematica in questione ma con riferimento all’innesto, alla coltivazione e soltanto a livello del fai da te. Parlando di anguria non posso non ricordare la rivista”L’ITALIA AGRICOLA”, edizione dell’anno 1969 da cui appresi la tecnica di innesto tra le cucurbitacee, famiglia botanica di cui fanno parte i cocomeri, meloni e le varie zucche estive ed invernali. È grazie a questa tecnica di importazione giapponese, oggi molto diffusa e perfezionata nel nostro paese ed all’estero che si ottengono piante di anguria più resistenti a patologie funginee e più produttive in termini di qualità e quantità. Passo alla descrizione della tipologia di innesto più semplice d’attuare che è quella per “approssimazione”, premettendo che l’intervento va eseguito quando le plantule sono allo stadio delle prime foglie cotiledonari, ovvero dopo 8 -10 giorni dalla germinazione dei semi. A livello vivaistico/industriale vengono prevalentemente adoperati come portainnesto ibridi derivati da”cucurbita maxima x lagenaria”; personalmente adopero la lagenaria che sviluppa un apparato radicale assai vigoroso in terreni argillosi. Disponendo di due piantine (una di zucca ed una di anguria) appena estirpate, si pratica con una lametta da barba, a metà del fusticino della zucca, un taglio trasversale(10/15°)di poco più di un centimetro in direzione delle radici e sino ad arrivare al centro dello stesso fusticino. La stessa operazione, ma con il taglio rivolto verso l’apice vegetativo, va eseguita sull’anguria che viene avvicinata alla zucca mediante l’incastro dei rispettivi tagli che devono essere suturati con un giro di cotone elastico o una pinzetta ad hoc. Le piante unite, con le rispettive radici ed apici vegetativi, vengono poste in vasetti con terriccio, meglio se professionale per sopperire al trauma dell’estirpazione, avendo cura che il punto di innesto rimanga fuori. Decorso un determinato periodo, normalmente 10/15 giorni e comunque ad attecchimento avvenuto si procederà, tolto il cotone, ad eseguire sopra il punto di innesto un taglio per eliminare l’apice vegetativo della zucca e sotto il punto d’innesto un taglio per eliminare l’apparato radicale dell’anguria. In tal modo abbiamo ottenuto una pianta di anguria costruita sulla radice della zucca. Sperando di non avere creato confusione nei lettori del blog, ma in pratica quanto appena descritto si esegue in 30 secondi, passo alla fase successiva: la messa a dimora, riservando, se mi sarà lecito, ad altro intervento la descrizione di una seconda tipologia di innesto, a meno che qualcuno degli “esperti di acqua calda” non vorrà anticiparmi. Laddove qualcuno sia interessato a soddisfare le esigenze familiari di angurie bastano 3 o 5 piante che richiedono una superficie di 10 mq. ed avendo cura di eseguire una rotazione triennale. Angurie da 20 kg cadauna sono assicurate! Ne ho ottenute anche più grandi! Scavate delle buche da cm.50×50 e profonde 30, riempitele con concime organico non eccessivamente vecchio misto a terriccio, inserite le piante innestate e pressate il terreno ad esse circostante, innaffiate omogeneamente le superfici delle buche e sempre distante dalle piantine sino alla completa radicazione. La quantità dell’acqua va aumentata dalla fioritura sino ad una settimana dal raccolto.
Saluti, Giuseppe Marino