No, non è una rilettura warholiana della verdura ma un tentativo (a dire il vero un po’ troppo Pop Art…) di raffigurare graficamente la rotazione delle colture nell’orto in un ciclo di quattro anni.
Di primo acchito disegnare la suddivisione del proprio orto potrebbe sembrare un’operazione superflua ma alla lunga si rivela invece una scelta molto utile per tenere traccia delle colture e pianificare al meglio la rotazione per ottenere il massimo dal proprio terreno. Non serve ispirarsi a nessuna corrente artistica, basta un semplice foglio e una matita e tracciare, magari con le misure esatte, la superficie di coltivazione e individuare le aree da far ruotare.
Certo, un quadrato come quello dell’immagine nella realtà non esiste e, specie nei piccoli orti, si dovrà essere molto più elastici e adattare la tecnica alle proprie esigenze, ma nella stragrande maggioranza dei casi una sistemazione la si trova sempre.
Quello raffigurato nelle immagini è forse il più antico e diffuso esempio di rotazione delle colture e si basa su un ciclo di quattro anni anche se, a seconda delle proprie necessità, può essere scelto un ciclo diverso. In sostanza si divide la superficie coltivabile (o una parte di essa) in quattro parti uguali e in ognuna di queste aree si coltiva un ortaggio per un anno “ruotandolo” (come gli altri) in un’altra area dell’orto l’anno successivo, ripetendo l’operazione per tutto il periodo fino al quinto anno, quando la coltivazione dei quattro ortaggi sarà tornata nelle aree di partenza. Se la spiegazione dovesse risultare arzigogolata ecco un’immagine che aiuta a fare chiarezza:
Come si vede nell’immagine qui sopra gli ortaggi, durante il ciclo quadriennale, vengono coltivati in successione in tutte e quattro le aree ottenendo così il duplice risultato di assicurare sempre i vari prodotti durante tutto il ciclo di rotazione e al contempo di sfruttare al meglio le risorse del terreno senza impoverirlo e anzi, spesso, pure rigenerarlo. Nell’esempio riportato è infatti inserito, al posto dell’anno di riposo (detto maggese), il sovescio, tramite la coltura di una Leguminosa (in questo caso il trifoglio), capace, grazie ai batteri simbionti presenti nelle sue radici, di fissare l’azoto atmosferico riuscendo così ad arricchire e migliorare la fertilità del terreno. Non a caso al sovescio viene fatto seguire una solanacea come il pomodoro, piuttosto esigente (di azoto in primis) per quanto riguarda il fabbisogno di elementi nutritivi.
Logicamente quella proposta è solo una delle molteplici combinazioni di rotazione possibili ma basterà cambiare gli ortaggi suggeriti con altri della stessa famiglia per soddisfare ogni tipo di esigenza: è possibile infatti sostituire i pomodori con altre Solanacee (melanzane, peperoni, patate), le zucchine con altre Cuccurbitacee (cetrioli, cocomeri, meloni ecc), la lattuga con altre Composite (cicorie, indivie, carciofi ecc) e il trifoglio con altre Leguminose (fave, lupini, piselli, fagioli ecc) per rendersi conto delle enormi potenzialità messe a disposizione da questa tecnica.
In un prossimo post vedremo quali colture avvicendare per ottimizzare al massimo questa tecnica, intanto se volete iniziare a pianificare il vostro ciclo, oltre a rileggervi gli errori che è possibile evitare con la rotazione delle colture, cominciate con la regola principale: nessuna ortaggio (e nessun componente della stessa famiglia) deve seguire se stesso.
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giulia