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Che le piante fossero in grado di riconoscere gli individui della stessa specie e cambiare strategia di crescita in base ai vicini (più competitiva con le piante estranee, più tollerante con le “sorelle” della stessa specie) è noto da almeno un paio di anni, da quando cioè Susan Dudley, biologa dell’università di McMaster (Ontario), ha pubblicato nel 2007 una ricerca che prova come esemplari di Cakile edentula sviluppino un apparato radicale decisamente più esteso se coltivate accanto a piante diverse, radici che al contrario registrano una crescita molto più modesta se ad affiancarle ci sono esemplari della stessa specie. Lo studio della Dudley avanza però solo delle ipotesi per quanto riguarda i meccanismi di tale comportamento sui quali fa ora luce una nuova ricerca svolta da alcuni botanici dell’Università del Delaware.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Communicative & Integrative Biology, prende in esame le piante di Arabidopsis thaliana che sono state coltivate in un liquido dove gli scienziati hanno dapprima inserito le secrezioni radicali di piante sorelle e successivamente di piante completamente estranee e lontane geneticamente; la scelta della A. thaliana non è casuale: piantina quasi insignificante dal punto di vista agronomico è invece talmente importante per gli esperimenti degli scienziati da farla rientrare nella categoria “organismo modello”. Le sue caratteristiche infatti (genoma ridotto, ciclo di vita breve) l’hanno resa pianta ideale per i laboratori, studiata e ristudiata in ogni angolo del mondo.

Tornando all’esperimento condotto dagli scenziati dell’Università americana, alla fine della crescita sono state misurate la lunghezza della radice principale, il numero di radici laterali, la lunghezza della radice laterale più lunga e l’altezza delle piante dall’apice delle radici ai cotiledoni (le foglie embrionali) e i risultati hanno dato importanti risposte. In pratica quando le piante crescono insieme alle estranee sviluppano radici laterali più lunghe e più forti che si spingono più in profondità rispetto a quando le stesse non vengono coltivate assieme alle loro sorelle. Alla base del meccanismo ci sono gli essudati radicali mediante i quali i vegetali presi in esame riescono a discrimiare tra piante estranee e della stessa specie. Il risultato del riconoscimento tra le piante si traduce in una crescita meno competitiva tra le sorelle, che sviluppano radici più superficiali e una maggiore altezza arrivando a intrecciare rami e foglie, cosa che non succede di solito nelle piante estranee che tendono a crescere dritte e senza contatti tra di loro, sviluppando di contro un apparato radicale più profondo e molto più esteso capace di accaparrarsi il moggior numero di sostanze nutritive a spese della maltollerata “vicina di casa”.
E poi dicono che le piante sono passive…
Da questa pagina potete scaricare il PDF (in inglese) dello studio.
Via Le Scienze
Foto di BlueRidgeKitties

  • pippo

    ma la leggenda secondo cui salvia e rosmarino non vanno daccordo è vera? io ne ho due piante enormi in giardino vicinissime e a parte una piccola crisi del rosmarino (rapidamente superata) un anno fa non ho notato alcun problema. cercando in rete qualcuno dice che sono compatibili, altri assolutamente no… non è una questione di vita o di morte ma se fosse possibile capire come stanno le cose…

  • Ciao Pippo, non so che dirti, casco dalle nuvole ma ho una pianta di rosmarino che cresce accanto a una di salvia e entrambe se la passano egregiamente. E aggiungo che sicuramente in un contesto stanno bene assieme e fanno davvero un ottimo lavoro: nelle patate arrosto! ;-)