Se in questo Paese è rimasto qualcosa di cui andare fieri, quel qualcosa è senza dubbio l’enorme quantità (e qualità) dei nostri prodotti tipici. Di origine animale o vegetale che siano, sono diverse centinaia le tipicità presenti in tutto il territorio e che sono diffuse ovunque in modo quasi capillare, tant’è vero che spesso basta percorrere pochi chilometri per lasciare un prodotto e trovarne subito un altro. Anche per risollevare un po’ di orgoglio italico, ultimamente ai minimi storici, vorrei inaugurare una serie di post dedicati alle tipicità nostrane (ovviamente, visto il tema del blog, quelle di origine vegetale) e lo faccio partendo da un prodotto della mia regione che se non si tratta del fagiolo più buono che ci sia in circolazione poco ci manca: il Fagiolo zolfino.
Il Fagiolo zolfino è originario di una ristrettissima zona dell’appennino toscano, in un’area che prende il nome di Pratomagno (da nome del monte appenninico) e che comprende i comuni di Castiglion Fibocchi, Loro Ciuffenna, Terranuova, Castelfranco, Laterina, Piandiscò e Reggello.
Florablog – Area di coltivazione del fagiolo zolfino
È prodotto da una varietà nana e prende il nome dal colore del fagiolo che a maturazione tende al giallognolo e che ricorda appunto lo zolfo; viene chiamato anche “fagiolo del cento” perché viene seminato il centesimo giorno dell’anno. La semina infatti avviene a fine aprile in terreni anche poveri ma che devono essere privi di ristagni d’acqua, mal tollerati dall’apparato radicale della pianta, che si sviluppa molto vicino alla superficie; per questo motivo viene spesso coltivato sui terrazzamenti che ospitano gli olivi, posizione dalla quale l’acqua scivola via con facilità.
Non è di facile coltivazione: germinazione delicata, irrigazione problematica, scarsa produttività e conservazione difficoltosa fanno sì che spesso non si ottenga che un esiguo raccolto (insufficiente anche per rifare riprenderci il seme) e spiegano perché, ancora negli anni ’70, il Fagiolo zolfino fosse a un passo da sparire, salvato solo dall’ostinazione e dalla caparbietà di pochi appassionati che hanno piano piano fatto conoscere il prodotto salvandolo dall’estinzione.
Tutte queste fatiche però vengono ricompensate dalla qualità del prodotto: ha una pasta densa e cremosa, un sapore molto intenso e regge benissimo la cottura, anche se la caratteristica migliore è forse la sua buccia sottilissima, quasi impercettibile, che lo rende altamente digeribile.
Il Fagiolo zolfino ha solo un difetto: è carissimo. Le difficoltà di coltivazione, unite alla ristretta area di produzione e alla scarsa conservabilità, ne fanno un prodotto raro e ricercato e per questo piuttosto costoso visto che un chilo di fagioli può arrivare a costare anche 25 o addirittura 30 euro.
Un’ultima cosa: se decidete di provarli (ne vale senz’altro la pena) state attenti alle imitazioni, qualcuno potrebbe spacciarvi, a caro prezzo, fagioli provenienti dal Cile…
Sito ufficiale: Il Fagiolo zolfino del Pratomagno