Non giriamoci troppo intorno con discorsi tipo “bicchiere-mezzo-vuoto-bicchiere-mezzo-pieno”: purtroppo, come volevasi dimostrare, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen è stata un completo flop. In pratica dopo due settimane è rimasto tutto come prima: nessun trattato, nessun vincolo, l’annuncio dei presunti tagli di emissioni da parte dei governi spostato a gennaio, verifiche rifiutate (specialmente da “Cindia”) e tutto relegato alla buona volontà dei singoli Paesi e decisioni spostate agli incontri futuri. Fantastico. È pur vero che il tentativo di un grande accordo era, più che doveroso, obbligatorio, ma sarei molto curioso di conoscere l’inquinamento generato dall’assemblea di Copenhagen per questo buco nell’acqua…
Tant’è. Come si suol dire “chi vivrà vedrà”. Può darsi che tutto questo allarmismo sia fuori luogo e che “gli scettici” abbiano ragione o che il pianeta sappia trovare nuovi equilibri senza troppi sconquassi ma a leggere le anticipazioni del rapporto di Greenpeace sui cambiamenti climatici qualche brivido lungo la schiena lo si avverte: aumento di 3 gradi delle temperature medie, biodiversità a rischio, ecosistemi fortemente minacciati, aumento delle zone desertiche, innalzamento del livello del mare, eccetera, eccetera, eccetera, con un clima caratterizzato da fenomeni atmosferici sempre più estremi. Del resto, a osservare (se pur empiricamente) l’anno che si sta chiudendo, i dubbi aumentano, e di molto: siamo passati da un periodo primaverile ritenuto il più piovoso degli ultimi 200 anni a un luglio il più siccitoso sempre nello stesso lasso di tempo, attraversando un novembre con temperature più alte di 1,5 gradi rispetto alla media stagionale, per finire con un dicembre che non ci ha lesinato proprio niente, con temperature polari precedute da abbondanti nevicate e seguite da intense piogge caratterizzate da un forte e caldissimo vento, il tutto nel breve volgere di qualche giorno. È vero che i fenomeni estremi ci sono sempre stati (ricordo, come molti, il glaciale 1985) ma questo tipo di eventi si stanno via via intensificando, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, con una frequenza a dir poco allarmante. Questo è lo scenario, pensiamoci davanti agli ennesimi sprechi ai quali sicuramente assisteremo negli imminenti cenoni di Natale e Capodanno…
Ok, siamo in clima festivo e con questa simpatica e ottimistica analisi mi fermo qui, voglio comunque augurare, a nome di tutti noi di Florablog, un felice anno nuovo ai lettori di queste pagine e, nella speranza che la situazione non sia ulteriormente peggiorata, dare loro appuntamento a gennaio con la solita raccomandazione di sempre: continuate a coltivare il vostro pollice verde.