Nella tarda mattinata di uno degli ultimi giorni festvi appena trascorsi (ormai-purtroppo-ahimé volati via), sento suonare il campanello e vedo giungere il postino con un pacco postale a me destinato. Curioso come non mai (non aspettavo niente, ergo: massima sorpresa) mi affretto ad aprirlo e, con mia estrema soddisfazione, lo trovo colmo di avocadi, arance e del più (paradossalmente) sconosciuto tra gli agrumi: il pomelo. Visto che in questo periodo faccio letteralmente incetta di agrumi, vi lascio immaginare la gioia di assaggiare tali bontà. Mittente del pacco-dono una vecchia conoscenza di questo blog, ovvero quel Giuseppe Marino che, grazie (o malgrado, fate voi) all’ormai noto albero di melanzane, si è fatto conoscere su giornali, web e tv e che (con mio enorme piacere) con discreta frequenza invia a Florablog alcuni interventi interessanti che pubblico sempre molto volentieri.
A questo giro Giuseppe ci parla appunto del pomelo, antico e poco conosciuto agrume che invece merita la massima attenzione per la sua bontà e per il fatto che, strano e appunto paradossale, è uno dei tre soli frutti che possono vantare, tra gli agrumi, l’appellativo di specie.
Tornerò presto sull’argomento per un doveroso approfondimento, intanto vi lascio al testo di Giuseppe, non prima di averlo di nuovo ringraziato per lo splendido dono che spero in qualche modo di poter contraccambiare, almeno parzialmente, il prima possibile.
Il Pampaleone
Il nome sembrerebbe indicare un non meglio immaginabile esemplare della fauna che la fantasia induce a considerare qual cosa di stranamente grande. E non poche sono le caratteristiche straordinarie che distinguono Citrus maxima dalle altre varietà di cui viene considerato il capostipite. Assai noto e diffuso tra le popolazioni dei luoghi di origine, il C. maxima, comunemente conosciuto col nome pomelo, è frutto esotico originario dell’Asia Orientale che nonostante l’habitat favorevole dell’area mediterranea a clima temperato, raramente è reperibile nei nostri mercati e supermercati nazionali. Viene normalmente innestato sull’arancio amaro e sullo stesso pompelmo selvatico.Straordinariamente grande
Anche se in qualche prestigioso sito, “u papaliuni” viene indicato quale frutto che può raggiungere i 10 kg, raramente, ma è mia personalissima opinione e diretta esperienza, raggiunge il peso di 3 kg e ciò soltanto quando la pianta porta a maturazione pochi frutti. Anche relativamente alla forma, questa, oltre alla piriforme può essere perfettamente sferica come i frutti rappresentati nel post, o leggermente schiacciata.Particolarmente dolce
Il gusto è un misto di arancia amara, arancia dolce e pompelmo rosa. Non è abbondantemente succoso come un normale pompelmo, pertanto va consumato a spicchi interi che vanno privati della pellicina che conferisce un sapore amarognolo. Non va assolutamente spremuto: sarebbe come mangiare un filetto tritato!Giallo all’esterno e rosa all’interno.
La varietà più diffusa nell’Italia meridionale è quella rappresentata in fotografia che definisco “pompelmo da mensa”, ma ne esiste un’altra varietà piriforme che a maturazione completa assume anche il rosa all’esterno. È da preferire ai tropicali esotici di lontana provenienza, di ignoti e/o inimmaginabili trattamenti, e destinati, purtroppo, alle nostre tavole.
Colgo l’occasione per augurare a tutto il blog Buon Anno.
Giuseppe Marino