L‘uncaria (Uncaria tomentosa) della famiglia delle Rubiaceae, è una pianta rampicante che in natura può arrivare anche a 30 metri di lunghezza presente nella foresta Amazzonica. Le foglie, opposte, ricoperte di lanugine, da ciò il termine tomentosa, hanno alla base 2 o 3 protuberanze a forma di uncino, da cui il genere uncaria. I fiori sono di colore giallo con calice e corolla a forma di imbuto. La parte utilizzata a scopo fitoterapeutico è la corteccia, sia del fusto che delle radici, i cui principali costituenti sono gli alcaloidi ossindolici pentaciclici e i glicosidi triterpenici dell’acido quinovico, le procianidine, i sitosteroli, le mucillagini, le vitamine, i polifenoli e i minerali. La pianta è sempre stata utilizzata, sin dai tempi antichi, dai curanderos peruviani per curare ferite, ulcerazioni della pelle, infiammazioni, dolori muscolari, patologie degenerative, malattie e problemi gastrointestinali.
L’estratto di uncaria, standardizzato in alcaloidi, stimola la produzione di interleuchina 1 e 6 nei macrofagi alveolari di topi, protegge l’intestino e lo stomaco dalle infiammazioni causate da indometacina, previene la formazione di radicali liberi, presenta attività antinfiammatoria e soprattutto immunostimolante, ed è considerato un importante rimedio per la sua attività antivirale. La proprietà antinfiammatoria è dovuta ai componenti glicosidi triterpenici contenuti nell’estratto, mentre la proprietà antivirale è da attribuirsi agli alcaloidi, che stimolano le difese immunitarie, in particolare dei linfociti NK (Natural Killer) e dei linfociti T citotossici. Questi due linfociti sono responsabili anche dell’attività immunostimolante che la pianta produce, dato che essi sono capaci di distruggere le cellule diventate anormali come quelle tumorali. Nel 1998 è stata vista per la prima volta l’induzione da apoptosi (morte delle cellule programmata).
Gli esperimenti clinici hanno dimostrato ampiamente la potenzialità antinfiammatoria del suoi principi attivi (glicosidi triterpenici dell’acido quinovico), confermata dagli studi sull’artrosi, sui reumatismi e sulle allergie. Indicata dunque contro i dolori dati da infiammazioni acute e croniche, dolori articolari, ossei, muscolari, infiammazioni del cavo orale, nelle gastriti, nelle ulcere gastroduodenali, nelle febbri di origine infiammatoria e virale e nelle allergie. Un’altra pianta con le stesse proprietà è la curcuma, che spesso viene associata all’uncaria dai fitoterapisti contro le infiammazioni e i dolori.
L’estratto titolato di uncaria non presenta tossicità e pertanto il suo uso può essere esteso anche a lunghi periodi. Non sono noti effetti collaterali, mentre, come per tutti gli immunostimolanti, il suo uso non è consentito in soggetti con trapianto di organo, dato che devono restare volutamente immunodepressi. Una dose eccessiva può dare diarrea, che regredisce con la sospensione della terapia.
Data l’enorme variabilità di diversi chemiotipi di uncaria, è consigliabile ricorrere unicamente al fitocomplesso presente nell’estratto secco titolato e standardizzato, ma fate attenzione di non utilizzare il chemiotipo ad alcaloidi tetraciclici, in quanto questo si è dimostrato capace di attività immunodeprimente, sedativa sul Sistema Nervoso Centrale e ipotensiva. In ogni caso chiedete al vostro erborista di fiducia.
Foto di Johannes Keplinger