Nuovo appuntamento con le piante che riescono a purificare gli interni dove trascorriamo gran parte della giornata dai veleni che lì si possono annidare e, dopo l’Aglaonema modestum, lo Spatifillo, la Rhapis excelsa, la Sansevieria e il Pothos, è la volta di una pianta famosa per il suo duraturi e perfetti fiori: la Gerbera jamesonii.
Appartenente alla famiglia delle Asteraceae il genere Gerbera comprende una trentina di specie e deve il suo nome al naturalista tedesco Traugott Gerber. Si tratta di solito di piante erbacee e perenni, semirustiche e non rustiche, caratterizzate da foglie lanceolate e lobate raccolte in rosette e spesso presentano pubescenza nella pagina inferiore. Gli steli sono in genere lunghi e nudi e portano fiori per lo più semplici (ma si trovano specie con fiori giganti e/o doppi), simili a margheritone ma i molti e lunghi petali li rendono più eleganti, dai colori vivi che vanno dal bianco al giallo e all’arancio comprendendo di fatto tutte le tonalità dei rossi; durano molto a lungo, anche recisi, e per questa loro caratteristica vengono coltivati industrialmente. Le gerbere possono essere coltivate in piena terra o in vaso, a seconda della zona nella quale le si coltivano: all’aperto nelle zone miti, in vaso e riparate d’inverno in quelle più fredde.
La specie che ci interessa più da vicino è appunto la G. jamesonii ed è conosciuta con il nome di margherita del Transvaal, territorio del Sudafrica luogo d’origine della pianta che qui è molto diffusa. Ha foglie lobate verde scuro e pubescenti nella pagina inferiore, i fiori semplici sono di circa 6 cm di diametro è sono composti da molti petali lunghi e sottili che possono essere di colore rosso, giallo e arancio. La G. jamesonii non è rustica e per questo, in generale, la si deve coltivare in vaso, caratteristica che però torna bene per sfruttare le sue qualità di “purificatrice” dell’aria: durante l’inverno, il periodo più critico per la pianta ma anche quello in assoluto dove nelle abitazioni registriamo il minor ricambio di aria, la possiamo tenere in casa ottenendo il duplice risultato di farla sopravvivere e al contempo di migliorare il nostro ambiente domestico. Per coltivarla in vaso serve un terreno molto sciolto, dove cioè non ristagni l’acqua, ricco di sostanza organica e con una buona percentuale di sabbia. Una volta al riparo nei mesi più freddi occorre piazzare la pianta in un luogo molto luminoso (anche se è meglio evitare il sole diretto) e che non scenda mai sotto i 5-6 gradi centigradi.
Per quanto riguarda le sue qualità purificanti, stando a quel che riporta il famoso studio della N.A.S.A. intitolato Interior Landscape Plants for Indoor Air Pollution Abatement, una delle ricerche fondamentali sul tema, la G. jamesonii è molto efficace nell’intercettare molti veleni che potenzialmente possono essere presenti all’interno degli edifici che ogni giorno frequentiamo. 4.581 cm² di foglie riescono a intercettare 38.938 microcrammi di Tricloroetilene, (trielina) e 107.653 mg di benzene, ma la pianta è molto attiva anche nell’eliminare la formaldeide, riuscendo ad assorbirne il 35% di quella presente nella stanza dell’esperimento, cifre di estrema importanza che fanno della G. jamesonii un’ottima alleata della nostra salute.
Foto di dinesh_valke