Piante che purificano l’ambiente domestico: Gerbera jamesonii


Nuovo appuntamento con le piante che riescono a purificare gli interni dove trascorriamo gran parte della giornata dai veleni che lì si possono annidare e, dopo l’Aglaonema modestum, lo Spatifillo, la Rhapis excelsa, la Sansevieria e il Pothos, è la volta di una pianta famosa per il suo duraturi e perfetti fiori: la Gerbera jamesonii.
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Cosa coltivare nell’orto: b come barbabietola


Continuo questa veloce carrellata alfabetica degli ortaggi da coltivare nel proprio orto e lo faccio parlando, alla lettera b, della barbabietola. La conoscenza e la coltivazione della bieta risalgono a oltre 2 millenni fa quando la troviamo in scritti greci risalenti al 420 a.C. dove viene chiamata beta, nome che poi verrà assunto per il genere. Alla Beta vulgaris appartengono diverse varietà molto importanti per diffusione e coltivazione: B. vulgaris var. saccarifera, nota come barbabietola da zucchero, B. vulgaris var. crassa ovvero la barbabietola da foraggio, B. vulgaris var. cicla detta bietola da coste e B. vulgaris var. cruenta chiamata più comunemente Bietola da orto. Vediamo per sommi capi come coltivare queste due ultime varietà.
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Resveratrolo, licopene e tetracarbinolo proteggono dai tumori, parola di Umberto Veronesi

uva, pomodori e cavolfiore ricchi di resveratrolo, licopene e tetracarbinolo
In un’intervista al Tg1 di pochi giorni fa, il noto professor Umberto Veronesi, uno dei più importanti esperti, non solo in Italia, nella prevenzione e nella cura dei tumori, ci ha dato una gran bella notizia. Alcuni alimenti possono prevenire diversi tipi di tumori. Le sostanze nello specifico sono il resveratrolo (contenuto nel vino e nell’uva rossa), il licopene (contenuto nel pomodoro ma anche nell’anguria) e l’indolo e tetracarbinolo (contenuti nelle crucifere). Read More

Plantas nómadas, la pianta-robot autosufficiente che si nutre di acqua inquinata


Piante portate a zonzo da un robot autosufficiente alimentato da acqua inquinata: Beh, quando girovagando svogliatamente sulla Grande Rete ti trovi davanti a un “ufo” del genere (tanto “non identificato” da costringermi a piazzare il post nell’indefinita categoria “Varie”) non puoi non parlarne. Lo strano quanto geniale oggetto che vedete sopra fa parte del progetto plantas nómadas ed è una creazione dell’artista messicano Gilberto Esparza, specializzato nel creare curiosi ibridi tra arte, scultura, meccanica e robot e già autore di altri esperimenti del genere come parasitos urbanos (parassiti urbani), progetto che ha destato un certo interesse alcuni anni fa. Le “piante nomadi” in questione sono per metà piante e per metà organismi viventi autonomi e che per mantenersi in vita vanno in giro “bevendo” l’acqua dai fiumi contaminati.

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compost maturo, vagliato e pronto all’uso

Se lo spazio a nostra disposizione lo permette, produrre in proprio il compost è cosa buona e giusta, almeno per due ottimi motivi. Per primo, e fondamentale, compostando i rifiuti organici si evita di dirottare una bella fetta di rifiuti (la principale componente della spazzatura domestica, stimabile intorno al 25-30% del totale) in discarica risparmiando all’ambiente un po’ dei nostri veleni. Per secondo, quando il meccanismo è innescato si ricava dell’ottimo humus utile per ottenere vari tipi di terriccio e da usare praticamente in tutte le attività da pollice verde: nelle colture in vaso, in giardino e nell’orto.

Una volta a regime, il nostro sistema di compostaggio ci regala dunque (e a costo zero) la materia prima che dovremmo altrimenti acquistare sottoforma di terriccio che di solito si rivela di scarsa, se non di scarissima, qualità.
Il tutto senza fare praticamente niente se non accumulare rifiuti organici in un apposito contenitore (o nel vecchio, caro, efficiente, cumulo all’aperto) e aspettare che la natura faccia il suo mestiere. A quel punto e prima del suo utilizzo si dovrà compiere l’unica operazione veramente indispensabile, ovvero la vagliatura del compost.

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Video, innesto erbaceo per approssimazione dell’anguria sulla lagenaria


Come è noto, l’innesto nasce anche dalla esigenza di creare piante arboree ed orticole per meglio adattarle, attraverso le qualità del portainnesto, alle diverse composizioni chimico fisiche dei terreni. In terreno pesante, ad esempio in quello argilloso, difficilmente una pianta di anguria riuscirebbe a svilupparsi e produrre i suoi frutti che nel migliore dei casi non supererebbero i 4 chilogrammi. Risultati assai diversi si ottengono se andiamo a sostituire “il motore” dell’anguria con quello della zucchina che è molto più potente. Chiaramente per chi si avvicina per la prima volta al mondo degli innesti erbacei, (quello per approssimazione è uno dei tanti), dovrà abituarsi all’uso del bisturi ( si fa per dire), basta all’uopo una lametta da barba, anche se non si sbaglierebbe se si definisse l’intervento di microchirurgia botanica!
L’esecuzione di questo tipo d’innesto è alla portata di tutti: si potrà sbagliare il primo ma, dal secondo in poi, si può incominciare a gustare l’anguria gigante dall’orto di casa.
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Infuso di farfara, contro gli ultimi attacchi della tosse invernale


La farfara (Tussilago farfara L.), della famiglia delle Asteraceae, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa settentrionale è una pianta erbacea perenne che cresce dappertutto, ma preferisce i luoghi umidi e i terreni argillosi. All’inizio la farfara fu classificata come pianta priva di foglie, dato che i fiori sbocciano direttamente dal terreno e muoiono giorni o addirittura settimane prima che si vedano le foglie. Provvista di un grosso rizoma, gli steli sono pelosi ed eretti mentre i fiori sono di colore giallo e compaiono da febbraio ad aprile, proprio in questo periodo, ed è quindi considerata una pianta primaverile. Questo è il momento della raccolta dei fiori (le foglie si raccolgono ad inizio estate), e questo sarebbe il momento di usarla, soprattutto per chi soffre degli ultimi attacchi di tosse e di catarri invernali; gli infusi di farfara sono infatti utilizzati come rimedio mucolitico e sedativo della tosse e come espettoranti. Si narra che ai tempi di Plinio la farfara era considerata già allora, uno dei migliori rimedi contro la tosse.
Le parti utilizzate nella raccolta sono le foglie e i fiori. Read More

La Flora in Mostra, gli appuntamenti di aprile 2010

Florablog – Mappa dell’Italia
Alla fine di una settimana caratterizzata dall’umorismo (involontario e non) ecco il post degli appuntamenti del mese di aprile (in tempo anche per il ponte pasquale) delle mostre, delle fiere e degli eventi dedicati a fiori e piante e a tutto ciò che vi ruota intorno. Il listone, visto il periodo, comincia a essere bello nutrito ma come sempre carente di segnalazioni nel sud del Paese. Infine, come sempre, ricordo che se siete a conoscenza di un evento non presente nell’elenco, lasciate un messaggio e lo integrerò nel post. Buon ponte a tutti.
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