Il problema non è da poco, lo sa bene chi vive in campagna. Ogni anno, specialmente in questa stagione, tra rami, ramaglie e scarti vari, le parti legnose e semilegnose potate o estirpate dal proprio terreno possono diventare una massa importante da smaltire e per farlo spesso viene scelta la strada più semplice, ovvero bruciare il tutto. Il guaio è che (almeno a livello mesoscopico) “nulla si crea e nulla si distrugge” e tramite l’azione del fuoco non si fa altro che trasferire il nostro scarto dal suolo all’atmosfera che, poverina, non ne ha certo bisogno scambiata da tutti com’è per la pattumiera del pianeta.
Eppure una soluzione c’è: il legno è, ovvio, un materiale naturale che, come tutto quello che ha origine organica, si decompone e con il tempo si trasforma nel prezioso humus, solo che lo fa più lentamente rispetto agli scarti di cucina che di solito dirottiamo nella compostiera. Per accelerare questo processo di decomposizione è possibile usare una macchina semplice quanto efficace, il biotrituratore.
Per biotrituratore (o trinciarami) si intende un macchinario che, grazie a una lama mossa da un motore (che può essere a scoppio o elettrico), riesce a sminuzzare in piccole parti tutti gli scarti legnosi e semilegnosi (provenienti perlopiù dai lavori di potatura) rendendoli più facili da far decomporre. Si tratta in sostanza di una macchina piuttosto semplice composta da un telaio sigillato che contiene una lama rotante che è il cuore stesso del meccanismo: trascina con forza il materiale, lo tritura e lo espelle di solito in un contenitore posto alla base. Una serie di misure di sicurezza completa il tutto. Non fa altro ma lo fa bene: gli dai in pasto un ingombrante ramo e te lo restituisce in piccoli pezzetti di legno dal mezzo al centimetro di diametro. Il legno trattato in questo modo non è solo più facile da “digerire” per la nostra compostiera ma ha anche un altro indubbio vantaggio: rende il resto del materiale in decomposizione meno compatto e molto più areato, facilitando l’opera di trasformazione in humus.
Per quanto riguarda l’offerta oggi sul mercato si trovano biotrituratori per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Per scegliere quello il migliore in base alle proprie esigenze ci sono alcune cose da tenere in considerazione.
Necessità specifiche
Prima di acquistare un macchinario del genere è bene farsi una domanda banale quanto si vuole ma fondamentale: mi serve? Il quesito in realtà dovremmo porcelo per ogni acquisto tanto più per un aggeggio che bene o male nella maggior parte dei casi si usa per brevi periodi all’anno. Prima di spendere i soldi quindi sarà utile domandarsi se per pochi rami a stagione il suo acquisto ne valga la pena. La soluzione ideale, accordi permettendo, potrebbe essere quella di acquistarlo in più persone.
Prestazioni
Considerazione legata alla precedente ovvero se il biotrituratore deve soddisfare una situazione amatoriale o professionale. Un modello elettrico per così dire “entry level” che sviluppa una potenza fino a 3 kW è più che sufficiente per qualsiasi utilizzo domestico. Per esigenze più professionali si dovrà prendere in cosiderazione l’acquisto di modelli più potenti ed evoluti, che permettano anche diversi tipi di taglio; di solito questi biotrituratori sono spinti da motori a scoppio e arrivano a sviluppare fino a 8 kW. Altro parametro è il diametro massimo dei rami che il biotrituratore riesce a tollerare: nel caso del mio acquisto si può arrivare fino a 4cm di diametro (che nella stragrande maggioranza dei casi non sono pochi…) mentre i modelli professionali riescono a tritare misure ben maggiori.
Potenza a parte c’è da considerare anche l’impatto ambientale: il motore a scoppio aggiunge altre schifezze in atmosfera mentre per quanto riguarda l’energia elettrica possiamo sempre illuderci che provenga da fonti rinnovabili…
Prezzo
Altro parametro fondamentale è il prezzo del macchinario. Oggi il mercato propone molte soluzioni adatte a ogni tasca anche se, minimo che si possa spendere, il costo di un biotrituratore si aggira comunque sui 150 euro mentre con 250 euro si prende un modello elettrico di tutto rispetto; i modelli professionali e a motore a scoppio sono logicamente più cari. Tornando alla considerazione se fare o meno questo acquisto, come già accennato una valida soluzione potrebbe essere quella che ho scelto io ovvero comprare il biotrituratore insieme ad altri tre amici: la spesa e minima e si riesce a sfruttarlo al meglio.
Sicurezza
Anche se tutti i modelli sono conformi agli standard di sicurezza richiesti ogni precauzione in più è bene accetta. Per esempio è fondamentale che non si arrivi in nessun caso a toccare il sistema di taglio, che il macchinario abbia il blocco per sovraccarico e il blocco apertura della macchina, che ci sia l’interruttore di spegnimento d’emergenza ecc.
Rumorosità
Quello che sembra un aspetto secondario è a pensarci bene da non sottovalutare: se il biotrituratore è troppo rumoroso dopo una giornata di lavoro si maledirà il non aver speso quei pochi euro in più richiesti per il modello più silenzioso…