I fertilizzanti di origine chimica, è risaputo, sono dannosi per l’ambiente e alla lunga impoveriscono il terreno. Del resto i loro effetti negativi vennero indicati addirittura dal loro inventore, Justus von Liebig, che, come ho già avuto occasione di ricordare, prima di morire lasciò le seguenti ed emblematiche parole:
Confesso volentieri che l’impiego dei concimi chimici era fondato su delle supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano portare una rivoluzione completa in agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente escluso e tutte le materie minerali asportate dai raccolti, sostituite con dei concimi chimici. Il concime doveva permettere di coltivare su di uno stesso campo, senza discontinuità e senza esaurimento, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo la volontà e i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore e ho ricevuto la dovuta punizione. Ho voluto portare un miglioramento alla Sua opera e nella mia cecità ho creduto che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, un anello era stato dimenticato, che io povero verme impotente, dovevo fornire.
Se ebbe a dirlo lui…
Per garantire elementi nutritivi alle nostre piante, e al contempo ristabilire quella fertilità del terreno andata persa a causa della chimica, tra le tante valide alternative si può provare la versatilità dello stallatico.
Lo stallatico è un tipo di letame composto da una miscela delle deiezioni di molti animali (bovini, ovini, equini ecc.) debitamente trattate e trasformate fino ad ottenere il fertilizzante che si trova in commercio. La più importante lavorazione alla quale vengono sottoposte le deiezioni è l’umificazione, ovvero, detto in soldoni, il processo di “digestione”, dovuto a vari organismi come batteri e funghi, che trasforma la materia organica spesso di lenta e difficile decomposizione in elementi più semplici e più facilmente assimilabili dalle piante; questo processo sta anche e soprattutto alla base della trasformazione della materia organica in humus. Una volta umificato lo stallatico viene essiccato e trasformato in polvere o in pellet e messo in vendita in appositi sacchi.
Le miscele di stallatico presenti sul mercato possono essere fertilizzanti completi dei macroelementi (NPK, cioè azoto, fosforo e potassio) o formulati NP (azoto e fosforo) o NK (azoto e potassio); in questi ultimi due casi si tratta di un fertilizzante non completo ma che come il primo presenta comunque interessanti proprietà.
Intanto va detto che praticamente tutto lo stallatico ha una funzione ammendante del terreno ovvero è capace, oltre che ad arricchirlo di sotanze nutritive, di migliorare le sue caratteristiche fisiche ottenendo così indubbi vantaggi durante la coltivazione.
Questo fertilizzante è di solito a lenta cessione, cioè che rilascia le sostanze nutritive lentamente (scongiurando problemi di eccesso che possono “bruciare” le piante) ma mantenendone la disponibilità a livello radicale costantemente e per un lungo periodo.
Altra interessante caratteristica dello stallatico è quella di possedere un ottimo rapporto C/N, cioè il rapporto carbonio/azoto, parametro che sta a indicare il grado di umificazione della sostanza organica presente in un terreno; l’argomento merita senz’altro un approfondimento, per ora però basta ricordare che un valore che oscilla intorno a 10 può essere ritenuto ottimale sia per il funzionamento cha per la moltiplicazione della microflora e che valori troppo bassi o troppo alti rendono il suolo squilibrato e bisognoso di correzioni.
Altro aspetto importante di questo fertilizzante, oltre alla reperibilità (vi ci voglio a trovare il letame fresco in città…), è senz’altro la sua trasportabilità: sia in polvere che in pellet infatti il suo trasporto e il suo utilizzo sono molto facilitati, aspetti tutt’altro che da sottovalutare anche in ambito amatoriale.
Lo stallatico può essere utilizzato un po’ in tutte le situazioni: per le piante ornamentali, per gli ortaggi ma anche per frutteti, vigneti e oliveti. Nell’orto può essere interrato superficilmente a fine inverno o utilizzato come fertilizzante presemina; negli altri casi può essere impiegato alla ripresa vegetativa o, per sfruttare anche la sua azione ammendante, durante l’impianto. Se il contenuto di azoto non è alto (e generalmente non lo è) io uso distribuire un po’ di stallatico in pellet sulla superficie dei vasi delle piante ornamentali ottenendo così, a ogni annaffiatura, una blanda ma costante concimazione delle piante.
Va detto che lo stallatico, come del resto il letame in generale, non è di per sé un prodotto non inquinante: lo smaltimento delle ingenti quantità di letame prodotte dai moderni tipi di allevamento intensivi non è un problema da poco e rappresenta, se non ben affrontato, un’importante fonte di inquinamento. In tal senso è fondamentale che nel prodotto acquistato siano presenti le diciture “ottenuto in conformità alla circolare MIRAAF n. 9594661 del 10.10.95” e “consentito in agricoltura biologica”.
Ah, ultima cosa da ricordare, specie per i nasi più sensibili: si tratta pur sempre di letame e che almeno per i primi giorni (specialmente se utilizzato nei vasi) lo stallatico tende a emettere un odore non proprio gradevole ma comunque tutt’altro che insopportabile; si tratta tutto sommato di un difetto da sorvolare in scioltezza e di un piccolissimo prezzo da pagare a una maggiore sostenibilità.