Coltivo il Solanum torvum ormai dal novembre del 2008 e piano piano, osservando il suo comportamento, approfondisco la conoscenza con questa pianta. Dopo aver fatto scampare alle mie due piante principali ben due inverni (dei quali uno – l’ultimo – più rigido del previsto) e complicando loro la vita mantenendole in vaso, le ho viste crescere lentamente, fiorire fuori stagione e ora, in un impeto di clorofilliano orgoglio, produrre addirittura i loro primi frutti.
Le piante infatti stanno portando in fondo (imprevisti permettendo…) l’abbondante fioritura che hanno sviluppato nello scorso mese di maggio e hanno prodotto i caratteristici frutti tondeggianti che ho avuto la possibilità di conoscere grazie alla generosità di chi mi ha inviato i frutti maturi qualche tempo fa.
In realtà uno dei S. torvum aveva già tentato un’improbabile fioritura addirittura nel mese di dicembre ma allora fu facile prevedere che la pianta, in fiore molto probabilmente perché ingannata da un novembre tra i più caldi degli ultimi anni, non sarebbe riuscita a portare in fondo la sua produzione visto che il freddo (quello vero) di lì a poco non avrebbe tardato ad arrivare; previsione azzeccata in pieno, e non poteva essere altrimenti, perché il termometro è arrivato a toccare i 9 gradi sotto zero…
Discorso totalmente diverso per la fioritura primaverile e il fatto interessante è che entrambe le piante stanno generando diversi frutti: se tutto va come deve andare alla fine mi ritroverò con una trentina di gialli e sferici frutti che non saranno tantissimi ma che comunque rappresenteranno motivo di estrema soddisfazione, oltre che una nuova scorta di semi da mettere magari in palio nel Florablog Contest…
Oltre alla soddisfazione però, anche se la cosa può sembrare paradossale, questo “lieto evento” mi crea anche un problema non indifferente: tempo permettendo, mi stavo infatti apprestando in questi giorni a mettere a dimora almeno una delle due piante più cresciute, passo fondamentale per preparare il S. torvum all’operazione che mi sta più a cuore e cioè l’innesto per creare l’ormai famoso albero delle melanzane dal quale è nata tutta questa mia esperienza.
Il problema, o meglio il dilemma, è: far portare in fondo la produzione alle piante e ritardare così (forse troppo) l’operazione dell’innesto oppure sacrificarne almeno una e procedere con il programma come da tempo pianificato? Sinceramente non so cosa fare, l’ideale sarebbe fare entrambe le cose ovvero ottenere i frutti e subito dopo innestare le piante ma il dubbio principale che ho è: i tempi di maturazione dei frutti sono abbastanza rapidi da consentirmi entrambe le operazioni o viceversa mi portano via buona parte dell’estate e con essa la possibilità anche per quest’anno di effettuare l’agognato innesto?
Per tentare di capirci qualcosa urge dunque rivolgersi a chi ha una notevole esperienza dell’argomento: Giuseppe, riesci a rispondere alla mia domanda?