Causa pioggia intensa e temperature del periodo più anomale del solito, quest’anno è un po’ in ritardo ma non fatevi illusioni perché sta comunque arrivando. Mi riferisco alla malefica zanzara tigre che ormai da diversi anni si è ben acclimatata alle nostre latitudini fino a prosperare e a diventare di conseguenza un problema non da poco per l’uomo a causa della sua aggressività, alle sue abitudini diurne e alla sua permanenza in zone abitate. La sua presenza infatti, che riguarda ormai ogni zona d’Italia, condiziona pesantemente le nostre giornate e per esempio attività come l’orto e il giardino possono essere del tutto compromesse per l’impossibilità di svolgere i lavori senza essere assaliti da orde di affamate predatrici. Ma è possibile combattere efficacemente questa indesiderata specie aliena?
Il termine aliena non è lì a caso perché la zanzara tigre è l’ennesimo “regalino” della globalizzazione: sebbene originaria delle zone tropicali e subtropicali del pianeta, a causa dei traffici commerciali del XX secolo la zanzara tigre si è via via diffusa in molte aree del mondo, Europa e Italia comprese, adattandosi anche alle zone più fredde e trovando di fatto territori privi di competitori e predatori. Insomma, per lei una pacchia, per noi una tragedia visto che il suo proliferare sembra inarrestabile, la sua azione irrefrenabile e che soprattutto può essere veicolo di diffusione di pericolosi virus come quello della febbre del Nilo e della febbre gialla, solo per dirne qualcuno…
Eppure qualcosa, a determinate condizioni, si può e si deve fare. Ma prima di vedere cosa conosciamo più da vicino il nemico.
Aedes albopictus appartiene, come le nostre zanzare “nostrane”, alla famiglia delle Culicidae ed è originaria del Sud-est asiatico. Lunga fino a 10 millimetri deve l’appellativo del più bello dei felini all’inconfondibile “tigratura” bianca e nera delle zampe (e anche il nome latino si riferisce a questa caratteristica: albopictus suona più o meno come “colorata di bianco”). I maschi sono più piccoli delle femmine e hanno le antenne più folte.
Anche se sembra strano la zanzara tigre non si riproduce in ambienti naturali come corsi d’acqua, laghi, stagni ecc. come invece fanno le nostre specie ma depone le proprie uova in piccoli contenitori come sottovasi, tombini, grondaie intasate ecc. ovvero dove l’acqua ristagna anche per un breve periodo di tempo.
Altra sostanziale differenza con le specie endemiche, la zanzara tigre punge di giorno, con preferenza per le ore più fresche, e lo fa con attacchi rapidi, decisi e ripetuti prevalentemente alle parti basse del corpo come gambe e caviglie, punture che provocano gonfiori pruriginosi e persistenti.
Insomma, vista così quella con la zanzara tigre sembra una guerra persa in partenza ma poco sopra si diceva che qualcosa è possibile fare. Vediamo come, partendo da cosa non si deve fare.
Cosa non fare
- Confidare nell’azione dei pipistrelli, che va bene reintrodurre piazzando anche le casette che ora sono tanto di moda (ma non pagando quelle cifre assurde per una scatola di legno compensato!), ma che, per i diversi “turni di lavoro”, sono efficaci per le zanzare endemiche e non per la tigre;
- usare gli insetticidi classici, pochissimo efficaci per la tigre e che, utilizzati durante il giorno, possono essere letali solo per gli insetti utili come le api;
- vestire con abiti scuri e usare i profumi, abitudini che saranno pure “fashion” ma che hanno il sicuro svantaggio di attrarre inesorabilmente le micidiali bestiacce;
- sostare in luoghi aperti ombreggiati e freschi dove le zanzare amano rifugiarsi in attesa della loro prossima preda;
- evitare in ogni modo possibile i ristagni d’acqua e questo ci porta dritti alle cose da fare.
Cosa fare
- eliminare o svuotare i sottovasi pieni di acqua;
- pulire periodicamente pozzetti e tombini;
- svuotare annaffiatoi, secchi e tutti i contenitori che possono contenere acqua stagnante;
- controllare sempre le grondaie dove lo sporco potrebbe creare dei ristagni d’acqua;
- sigillare bene i contenitori per la raccolta piovana;
- eliminare in sostanza ogni ristagno d’acqua.
Queste le principali misure da adottare per contrastare con efficacia la zanzara tigre ma per combatterla al meglio abbiamo a disposizioni altre due armi molto importanti.
La prima arma, da usare soprattutto dove non è possibile eliminare i ristagni di acqua, consiste nell’utilizzo di un batterio del suolo a forma di bacillo chiamato Bacillus thuringiensis varietà Israelensis (Bti). Questo batterio durante la sporulazione è in grado di produrre un cristallo proteico che in ambiente alcalino (pH 9,5-12) si scioglie rilasciando una endotossina tossica che paralizza l’apparato digerente dell’ospite interrompendone la nutrizione e portandolo alla morte. La precisazione sul pH è fondamentale per capire che questo batterio è tossico per tutte le specie con apparato digerente basico (zanzare, larve di lepidotteri e pochi altri gruppi) ma totalmente innocuo per quelle con pH più basso, caratteristica comune per esempio a tutti i vertebrati (uomo e animali da compagnia inclusi…). Il Bti entra in azione nelle prime 24 ore dall’applicazione, persiste per circa una settimana e si trova in commercio sotto forma liquida o solida (compresse e granuli); è un valido larvicida ed è da preferire di gran lunga alle soluzioni chimiche.
L’altra arma a nostra disposizione, in assoluto la più importante, è la partecipazione attiva di tutti i privati nell’applicare i consigli sopra indicati, soprattutto quelli volti all’eliminazione dei ristagni di acqua dove crescono le larve. Il discorso è molto semplice: puoi applicarti quanto vuoi e svolgere alla perfezione il tuo dovere, se il tuo vicino non fa altrettanto sono sufficienti pochi ristagni d’acqua per vanificare i propri sforzi e ritrovarsi come se nulla fosse stato fatto. In questo senso è fondamentale ricordare che la mobilità della zanzara tigre è piuttosto limitata (si muove al massimo entro un raggio di 200 metri) e per questo è indispensabile che ognuno faccia la propria parte per eliminare i ristagni d’acqua e per sensibilizzare i vicini al problema perché mai come in questo caso il passaparola assume un’importanza decisiva per tornare a godersi in santa pace gli spazi aperti come lo sono per esempio gli orti e i giardini.
Foto di nikkorsnapper