Da un po’ di tempo a questa parte non faccio che sentir parlare di una pianta originaria della Cina chiamata comunemente Goji. Il motivo di tanta celebrità deriva dall’interesse che si è scatenato intorno al suo frutto, una bacca, che contiene la più alta concentrazione di antiossidanti presente in natura, tanto che chi studia la materia sta riscrivendo le tabelle del test ORAC. Per chi non sapesse cos’è questo test, ORAC è l’acronimo di Oxygen Radicals Absorbance Capacity ovvero la Capacità di Assorbimento dei Radicali dell’Ossigeno e, detto in soldoni, misura la capacità antiossidante dei vari alimenti. Di questo test ne ha parlato anche Franco dedicandogli post ma proponendo una classifica non aggiornata e priva dei valori del Goji. Visto che l’esperto dell’argomento è momentaneamente indisponibile (rimettiti in forma, grande Franco!) ho deciso di scoprire un po’ di più su questa pianta e ho per questo contattato un lettore, Marco Tacconi, che ha acquistato il Goji in occasione di Orticola, per farmi raccontare la sua esperienza con questa pianta. Prima di vedere cosa dice Marco in proposito vediamo però quel poco che so sul Goji.
Lycium barbarum è una specie appartenente alla famiglia delle Solanacee nativa della Cina, ma ampiamente introdotta e naturalizzata in Europa. Si tratta di un arbusto con foglie oblunghe, intere e piuttosto spesse e che produce fiori viola; il frutto è una bacca carnosa ovoidale di colore rosso o arancione. Su Flickr ho trovato questo bel montaggio realizzato da K. Gertrud relativo ai fiori e alle bacche del Goji.
Come dicevo, non avendola mai vista dal vero ho contattato Marco per farmi un’idea e lui ha gentilmente risposto inviandomi anche le foto che vedete nella galleria. Se leggete la risposta poi capirete che meglio di così non potevo capitare:
Non ne so molto… Le ho viste la prima volta ad Orticola, fiera floristica di Milano, quest’anno!
Ignoravo completamente l’esistenza di questa pianta. I Vivai Edelwaiss avevano uno stand con queste piante che sponsorizzavano. Sono le prime arrivate in Italia. Costavano un po’ (6€) a vasetto. Ce ne sono di 2 varietà. Quella originale e la “Giant” più grossa e vigorosa con foglie più larghe… Dato che sono uno studente universitario di Agraria Milano, sede distaccata di Edolo (BS), e abbiamo allestito un giardino di piante officinali alpine, ci pareva giusto provare con questa nuova specie.
Abbiamo parlato con i venditori e ci siamo resi disponibili per eventuali analisi poichè anche loro non ne sapevano molto.
Ci hanno fornito di una decina di piante e le abbiamo messe a dimora. Sia quelle che ho a casa io (zona Lago Maggiore) che quelle che sono davanti alla sede di Edolo stanno bene. Soffrono un pò l’attacco degli afidi ma, da quello che abbiamo osservato, si può fare a meno di trattarle perchè il danno non è eccessivo.
La varietà originale fiorisce prima mentre la giant stenta e, quella che ho a casa, non riesce a fiorire per ora.
Su internet c’è di tutto a riguardo di queste piante ma bisogna prendere le informazioni con le pinze perchè molti siti sono fatti per sponsorizzare questi frutti.
Molti dati non mi convincono.
Per ora so che sono cespugli, fiori viola semplici e singoli che hanno vita brevissima (1-2gg), sono autofertili dato che il primo fiore che ha fatto era l’unico ed è stato fecondato, il frutto è pendulo e, dovrebbe diventare rosso a maturazione. Pare che i fiori vengano portati su rami giovani ma questo devo verificarlo bene.
Altro non so…. Le analisi sulle bacche le faremo se mai ne vedremo sulle nostre piante universitarie. Quello che è certo è che si vendono bene, si parla anche di 6€ al kg al coltivatore! In inghilterra vanno matti di queste bacche essicate perchè sono convinti che siano una specie di elisir di giovinezza. In himalaya le coltivano come piccoli frutti.
Mi pare di aver scritto tutto ciò che so.
A risentirci.
Marco Tacconi
Da studente universitario qual è Marco mi ha dato una risposta molto interessante e che introduce tra l’altro anche la questione che sta alla base del suo successo, ovvero quella di ritenere le sue bacche una sorta di panacea miracolosa. Pur non ressendo certo una novità (le sue qualità benefiche sono note da moltissimo tempo e il suo utilizzo nella medicina tradizionale cinese è millenario), basta digitare “Goji” sui motori di ricerca per constatare come su questa pianta si sia costruita (anche) un’abile operazione di marketing facendo leva proprio sulle sue proprietà benefiche. E sulla nostra infallibile capacità di crederle tutte…
Scrive sempre Marco:
(…) Un conto è tenere un alone di mistero su questo frutto per conservare delle speranze di benessere per il corpo e la mente e un altro è osservare con occhio critico e studiare in maniera sistematica senza farsi prendere la mano!
Sicuramente contiene carotenoidi che sono facilmente modificabili in retinolo e in vit. A. (…)
Per quanto riguarda infatti le sue proprietà benefiche, non sono certo una novità dell’ultima ora e sono note da tempo (visto che il suo impiego nella medicina tradizionale cinese è millenario) ma il fatto che contengano diversi principi attivi non deve farci credere che le bacche abbiano qualcosa di miracoloso che dobbiamo acquistare a qualunque costo. Tra l’altro leggo su Wikipedia in lingua inglese che negli Usa, su molte bacche di provenienza cinese sono stati rilevati alti livelli di pesticidi e fungicidi, come dire che consumando quelle bacche più che un effetto benefico sulla propria salute si rischia di ottenere l’esatto contrario…
In conclusione non dico certo che il Goji sia una bufala e che il suo consumo non sia consigliabile: le sue molte proprietà (tantissime, stando a quanto riporta sempre Wikipedia) sono confermate ormai da diversi studi scientifici così come gli effetti benefici sulla salute umana che scaturiscono dal suo consumo ma il marketing ha giocato un ruolo importantissimo nella costruzione della sua fama e occorre pertanto usare i suoi frutti con uno spirito oggettivo che non faccia credere di trovarsi di fronte a qualcosa di miracoloso.
Foto in alto di Antonio Tajuelo