Il Partenio (Tanacetum parthenium) è una pianta erbacea molto simile nell’aspetto alla comune Camomilla e come questa appartiene alla famiglia delle Compositae (o Asteracee). Pianta perenne, che viene però coltivata come annuale, è originaria del Nord Europa e delle Americhe. Si trova in piccoli cespugli e raggiunge un’altezza di circa 60 e 70 centimetri, le foglie, ricoperte da leggera peluria, sono di colore verde pallido ed emettono un odore acre, i fiori sono bianchi o gialli e arrivano ai due centimetri circa di diametro. Nell’antichità questa pianta era conosciuta e utilizzata soprattutto per alleviare i dolori mestruali: la sua etimologia deriva dal greco pàrthenos, che significa fanciulla, vergine, mentre il nome Tanaceto, deriva sempre dal greco tànaos che significa lungo e akéomai io guarisco.
Le parti utilizzate in fitoterapia sono le foglie. I costituenti principali sono i polifenoli (flavonoidi e tannini), i terpenoidi, numerosi lattoni sequiterpenici, fra i quali il partenolide e i guaianolidi (monossidi, diepossidi, endoperossidi).Il partenio è utile in caso di influenza, nelle affezioni respiratorie accompagnate da febbre. Stimola inoltre l’appetito durante e dopo la debilitazione. Ma le attività farmacologiche più importanti dimostrate da questa pianta sono: l’l’effetto antinfiammatorio inibizione dell’aggregazione piastrinica, per inibizione della ciclossigenasi e delle fosfolipasi, la riduzione della sintesi delle prostaglandine e l’inibizione del rilascio di serotonina. La pianta è utilizzata nel trattamento preventivo dell’emicrania e nella cura di patologie di carattere infiammatorio e doloroso di media entità, nelle mestruazioni dolorose e nei dolori artritici. La pianta viene usata anche contro l’ipertensione arteriosa e, come la camomilla, contiene delle sostanze chimiche in grado di calmare la muscolatura liscia del tratto digerente aiutando a digerire meglio. I più importanti principi attivi sono i sesquiterpeni (tra cui il partenolide), i cui effetti biologici sono la vasocostrizione, l’inibizione della sintesi delle prostaglandine e la riduzione della esocitosi, superiore ai farmaci antinfiammatori non steroidei. L’abbinamento con altre piante antinfiammatorie, come ad esempio l’artiglio del diavolo può potenziare la sua azione. Ci sono controindicazioni per chi soffre di gastrite e di ulcera.
La pianta non deve essere confusa con il tanaceto (Tanacetum vulgare L., sin. Chrysanthemum vulgare Bernhardi), oggi definitivamente abbandonato per la presenza di un olio essenziale ricco di tujone, neurotossico e abortivo.
Foto di Henryr10