Pur non essendo certo quel che si dice un espertone dell’argomento, devo dire che di pomodori in vita mia ne ho visti di diversi tipi, soprattutto negli ultimi tempi: piccoli, medi, grandi, giganteschi, rossi, gialli, scuri (quasi neri…), lunghi, stretti, larghi, tondi ecc ecc. ma una varietà strana come il pomodoro Reise non l’avevo mai incontrata.
Da una pianta del tutto normale come dimensioni e portamento, nascono questi frutti che definire eccentrici è dir poco. Vediamolo più da vicino (cliccate sulle immagini per ingrandirle).
Visto dall’alto (immagine qui sopra) sembra in tutto e per tutto un pomodoro dalle “coste” piuttosto pronunciate ma niente più, se invece lo si osserva dalla parte bassa (immagine sotto) svela tutta la sua stranezza: il Reise infatti sembra in tutto e per tutto un ammasso di piccoli pomodorini fusi insieme. E di fatto lo è…
Per spiegare meglio come è fatto occorre partire dal suo nome: Reise in tedesco (ancora un nome, dopo il Feuerwerk, proveniente dalla Germania: un giorno andrà approfondito questo proficuo rapporto dei tedeschi coi pomodori…) significa “viaggio” per la possibilità che dà di staccare un pezzo alla volta senza bisogno di un coltello per poterselo gustare in tutta tranquillità. E infatti sembra che così facessero le popolazioni native del centro America che si portavano appresso questi pomodori per mangiarseli lungo il cammino.
In sostanza il Reise è composto da tanti “moduli”, per lo più a forma di goccia, tutti uniti dalla parte del loro vertice a formare quello che di solito si intende per un pomodoro “normale” ma che di normale ha ben poco. Mi rendo conto che la spiegazione non è proprio il massimo ma per facilitare il compito occorre far leva sull’ausilio delle immagini come quelle, in alto e in basso, che mostrano il pomodoro “smontato” di alcuni dei suoi elementi e dalle quali è più semplice capire la sua morfologia.
All’inizio, osservandolo in crescita e ancora verde, pensavo che questo pomodoro sviluppasse i suoi rigonfiamenti ma che avesse comunque un “cuore”, ovvero una parte centrale, vuota o piena di polpa e/o semi che fosse, come del resto succede con tutti i comuni pomodori con i quali abbiamo a che fare quotidianamente. E invece no: ogni rigonfiamento di questo informe blob è come se fosse a tutti gli effetti un pomodorino “autonomo”, con la sua polpa, i suoi semi e il suo vertice chiuso dalla stessa superficie che di solito troviamo sotto il picciolo.
Una volta aperti si scopre che questi “pomodorini” sono composti quasi esclusivamente di polpa mentre i semi (di solito non molti ma ci sono alcuni “moduli” più infarciti) sono relegati nella parte bassa, quella per intenderci opposta al vertice; la buccia, pur non essendo particolarmente coriacea, non risulta fine come quella del Feuerwerk.
Il sapore invece a me è sembrato ottimo, dolce e con una piccola nota acida come retrogusto, comunque abbastanza lontana dal’alta acidità che ho trovato descritta nella Rete.
In definitiva il Reise è un pomodoro da coltivare sì per il suo gusto ma soprattutto per la sua forma, una vera e propria stranezza del Regno vegetale difficile se non impossibile da ritrovare in altre varietà e capace di incuriosire (e poi conquistare) anche il più scettico degli orticoltori amatoriali. Provare per credere…