L’Ononide spinosa (Ononis spinosa L.) della famiglia delle Fabaceae, ma nelle classificazioni più vecchie viene detta anche Leguminosae, è un arbusto spinoso spontaneo di modeste dimensioni e può raggiungere l’altezza di 60- 70 cm. Cresce nei luoghi assolati, nei terreni aridi e sassosi, nei prati e nei campi abbandonati, dalla pianura fino alla bassa montagna. Il fusto, legnoso alla base, è molto resistente e le radici, abbastanza profonde, servono alla pianta per superare lunghi periodi di siccità. I delicati fiori rosa assomigliano a quelli dei piselli, le foglie inferiori sono formate da trifogliate, mentre quelle superiori sono indivise. Il termine prende il nome da “onos”, che significa asino, animale che sembra vada ghiotto di questa pianta nonostante la presenza delle spine che possono recargli qualche difficoltà. Le parti usate in fitoterapia sono le radici che vengono raccolte nel periodo settembre- novembre. I costituenti principali sono i glucosidi isoflavonici (spinonina, ononina e biocanina), un olio essenziale, alcuni triterpeni e sitosteroli.
Le proprietà riconosciute alla pianta sono: attività diuretica, spasmolitica e antinfiammatoria sulla muscolatura liscia dell’apparato urinario. Nell’antichità i Greci e i Romani la usavano per aumentare la produzione di urina in modo da poter eliminare i piccoli calcoli renali. Attualmente le vengono riconosciute le solite ottime proprietà diuretiche, molto importanti quando la funzionalità renale diminuisce e nel sangue si accumulano le sostanze azotate che possono portare ad una vera e propria intossicazione. Funziona anche come decongestionante epatico. Si possono usare decotti o infusi ottimi per la gola arrossata o per le gengive irritate e facili al sanguinamento.
L’azione depurativa e diuretica favorisce il miglioramento nei reumatismi e in alcune dermatiti. Può essere usata, per uso esterno, anche come calmante del prurito ostinato nelle forme eczematose. Altre proprietà benefiche si possono osservare anche contro la diarrea. L’Ononide entra nel Formulario Galenico Nazionale ed è presente in specialità medicinali registrate. Cautela nell’uso prolungato degli estratti, perché sono possibili interazioni con i diuretici, che potrebbero potenziare gli squilibri idroelettrolitici. Le foglie appena nate e tenere possono essere consumate in cucina nelle insalate ma senza esagerare perché la pianta possiede una certa tossicità. In ogni caso, qualsiasi sia il suo uso, è SEMPRE bene chiedere spiegazioni al proprio medico curante, ma questa è una regola cbe deve valere ogni qualvolta che si assume un prodotto erboristico.
Foto di Pethan