Un concreto aiuto alla risoluzione dei problemi ambientali può e deve venire dalla modifica delle nostre piccole abitudini quotidiane. Certo, è impensabile che adottando stili di vita solo di poco differenti dagli attuali si possa risolvere una situazione forse già irrimediabilmente compromessa, ma è indubbio che alcune minime variazioni dei nostri comportamenti (oltre ad “allenarci”, se necessario, per dei cambiamenti ben più radicali…) possono portare a dei risultati a dir poco sorprendenti. Prendiamo ad esempio la questione della funzione di standby esistente nella maggioranza degli apparecchi elettronici presenti nelle nostre case.
Preso singolarmente infatti viene spontaneo pensare che un piccolo led, anche se acceso per 24 ore, non possa che consumare una quantità infinitesimale di energia e di conseguenza non avere che un peso ininfluente nel bilancio energetico del pianeta. Peccato che le cose non stiano esattamente così: a parte i reali consumi in gioco (durante la fase di standby un apparecchio elettronico necessita di molta più energia di quanto possiamo immaginare), basta moltiplicare il numero di apparecchi “in pausa” presenti nelle nostre abitazioni (tv, computer, decoder, lettore dvd, amplificatore, spazzolino elettrico ecc.) e moltiplicare a sua volta il risultato per le centinaia di milioni di persone che possiedono, come noi, tutti questi giocattoli per capire come il problema sia tutto fuorché trascurabile; è stato infatti calcolato che, eliminando globalmente lo standby dagli apparecchi elettronici, si potrebbero risparmiare qualcosa come 480 TWh (terawattora) all’anno, cifra che fa davvero impressione, specialmente se si calcola che il consumo di energia in Italia nel corso del 2008 si è attestato intorno ai 340 TWh…
Un altro esempio a favore dell’efficacia delle piccole (e buone) abitudini è dato dalla raccolta differenziata della frazione organica con la quale creare il compost. Il cosiddetto “umido” infatti rappresenta quasi sempre la parte più consistente dei nostri scarti e vale da solo tra il 25 e il 30% del totale dei rifiuti che finiscono in discarica; con il piccolo sforzo di raccolgiere a parte la materia organica si risolverebbe quindi una bella fetta del problema rifiuti e si otterrebbe al contempo dell’ottimo compost da sfruttare nell’orto e nel giardino.
Si allinea a questa logica anche la recente iniziativa del WWF tedesco che ha rilasciato un nuovo formato digitale con estensione “.wwf” (disponibile per il momeno solo per il sistema operativo Mac OS X, mentre la versione Windows dovrebbe uscire tra non molto) che permette in pratica di salvare i nostri documenti come PDF disabilitato della funzione di stampa. Lo scopo del WWF tedesco è chiaro: sensibilizzare l’opinione pubblica a un consumo più responsabile della carta spingendola, con una soluzione a dir poco radicale, a non stampare inutilmente i file ma costringendola a fruirli solo attraverso i dispositivi elettronici. Per illustrare al meglio l’iniziativa è stato prodotto anche questo video:
L’intento è teoricamente più che lodevole (ridurre l’utilizzo della carta e di conseguenza l’abbattimento degli alberi: sottoscrivo in pieno!) ma l’operazione, che – va detto – ha avuto vasta eco sulla Rete, ha generato comunque non poche critiche.
Innanzitutto va ricordato che nel “Portable Document Format” (PDF) è già presente, in pratica da sempre, la soluzione proposta dal WWF Germania, ovvero la possibilità di creare i documenti con la funzione di stampa disabilitata, come sanno benissimo i creatori professionisti di contenuti digitali che, tramite questa opzione, distribuiscono documenti protetti, per esempio per difendere i diritti d’autore. In secondo luogo poi, proprio per questa caratteristica intrinseca nel formato PDF, in molti ritengono superfluo introdurre un ennesimo formato digitale che va a sovrapporsi a quelli, moltissimi, già presenti sul mercato, rischiando di generare confusione e, alla lunga, incompatibilità con i software presenti e futuri.
E poi, cosa più importante, il sistema escogitato dal WWF tedesco è tutt’altro che sicuro, nel senso che è davvero molto facile disabilitarlo per poi stampare tranquillamente i documenti generati nel formato .wwf. Per questo motivo in molti si sono domandati se valeva la pena spendere in questo modo i soldi dell’associazione piuttosto che in iniziative più efficaci.
Non vorrei con questo essere frainteso perché nel mio piccolo cerco di difendere l’ambiente e la natura anche attraverso le piccole scelte quotidiane e quindi accolgo sempre con favore iniziative come questa volte a diminuire il nostro impatto sul pianeta ma forse, con le risorse impiegate, si poteva organizzare una campagna di sensibilizzazione più vasta e capace di ottenere gli stessi risultati senza complicare ulteriormente l’universo digitale (di suo già più che complicato) con una soluzione di fatto inefficace.