Anche questa settimana, grazie alla gentilezza e alla disponibilità di Carmelo, un altro esemplare davvero notevole si aggiunge al fotocensimento degli alberi monumentali di questo blog. Notevole perché, al di là della sua oggettiva bellezza, l'”Aliva ‘Mpittata” è uno di quegli alberi che raccontano una storia importante, testimone di avvenimenti drammatici che accaddero quasi tre secoli e mezzo fa. Protagonisti un olivo, una campana e il vulcano attivo più alto d’Europa.
Florablog – Mappa degli alberi monumentali d’Italia
Siamo a Misterbianco, un comune in provincia di Catania che deve il suo curioso nome a un monastero che ospitava monaci vestiti di bianco, cioè Monasterium Album. In questa terra dominata dalla presenza dell’Etna troviamo un olivo secolare che gli abitanti del luogo chiamano”Aliva ‘mpittata” e che è testimone vivente di una eruzione spaventosa, quella dell’11 marzo del 1669. Si legge su Wikipedia che quel giorno si generarono due coni piroclastici, noti con il nome di Monti Rossi, dai qualì fuoriuscì una colata dallo spessore medio di 25 metri che da quasi mille metri di altezza arrivò al mare in 122 giorni, in una lingua di fuoco larga circa 15 km che spazzò via 15 paesi e parte di Catania.”
Lo storico e vulcanologo italiano Giuseppe Recupero, nella sua opera “Storia naturale e generale dell’Etna” la descrive così: “commoversi con grande violenza tutto il perimetro della montagna, saltare in aria dal cratere una prodigiosa colonna di nero fumo, e rovente materia, e profondarsi finalmente la sua cima con orridi rumoreggiamenti nel suo baratro. Cadde in primo luogo quella vetta che guardava verso Bronte, di poi l’altra rimpetto l’oriente ed ultimamente si rovesciò quella posta in faccia al mezzogiorno”.
Uno dei 15 paesi investiti e distrutti dal magma fu proprio Misterbianco i cui abitanti ebbero il tempo per mettersi in fuga portandosi via le loro cose più care, compresa la campana da 18 “cantara” (quintali), rara e dal suono armonioso, prelevata dalla chiesa Madre. Durante la fuga dalla lava i misterbianchesi giunsero ai piedi dell’olivo, già allora di imponenti dimensioni, e lo sfruttarono per appenderci la pesante campana chiamando così a raccolta, attraverso i suoi rintocchi, il resto dei concittadini che, nel bel mezzo della catastrofe, vagava senza meta nella campagna circostante.
Scrive Carmelo:
Egr. Sig. Gianni (…) le invio le foto dell’albero con l’ubicazione , il lato occidentale f.1 e meridionale f.3 ,ha un’altezza di 4-5 m.
in pianta di forma ovale con asse maggiore di 15 m. e minore di 5 con fronde molto fitte (foto 4) che quasi impediscono la visione del tronco costituito da tre grosse branche che si dipartono direttamente dalla base, risulta inoltre di difficile accesso in quanto è recintato e con una base quasi a filo di strada.Da siciliano non riesco a capire il significato dell’aggettivo MPITTATA, (parola poco usata e con diversi significati, infatti qui esistono variazioni dialettali a seconda della città) consultando un vocabolario siciliano italiano significa impettita, ma può intendersi come PITTATA cioè dipinta o clororata o significare come strada in salita, forse questa domanda dovrei trasferirla ad un cultore di storia locale e non a lei.
Non ricordo di avere sentito parlare dell’albero, ma mi è giunta ovviamente memoria delle cronache (1669) del tempo che nelle vicinanze esiste di una chiesa ricoperta dalla colata il cui interno e rimasto integro; del tentativo di deviazione della colata che gli abitanti (gli antesignani del vulcanologo Barberi!) di Belpasso (poi distrutta interamente) attuarono senza successo scontrandosi aspramente con gli abitanti di Paternò (timorosi degli eventuali danni) e infine l’invasione, con parziale distruzione, di Catania fino al mare.
Cordialità , Carmelo S.
Carmelo fa bene a riportare le possibili origini del nome ma dopo una ricerca sulla rete ho trovato che “Aliva ‘Mpittata” significa proprio “olivo pettoruto”, cioè molto grosso, ipotesi per altro da lui giustamente suggerita.
Alla base dell’albero gli abitanti di Misterbianco hanno da tempo piazzato una targa che ricorda gli avvenimenti e sulla quale c’è scritto:
“Incalzato dalla colata lavica del marzo del 1669 il popolo di Misterbianco a questo albero caro alla tradizione appese la storica campana della Chiesa Matrice travolta”.