Arrivato al terzo anno di esistenza il semenzaio ha raggiunto la piena maturità e la stagionale operazione di semina e crescita degli ortaggi può dirsi conclusa con il massimo dei risultati. Complice anche la stagione non certo troppo fredda, le piante sono cresciute senza alcun problema, all’inizio protette dal calore sprigionato dal processo di trasformazione del letame e, in seguito, dall’effetto serra che la copertura in policarbonato alveolato ha loro assicurato. Il risultato finale è stato quello di una vera e propria esplosione vegetativa che ha presto saturato il poco spazio all’interno del semenzaio costringendomi a piazzare le piante prima del previsto.
A parte la gran mole dei pomodori, più calcolata del primo anno ma comunque sempre bella nutrita, alcune piante di zucchine sono cresciute davvero a dismisura e si sa che, quando questo ortaggio inizia a vegetare seriamente e a dispiegare le sue larghe foglie, per le piante contigue catturare la luce del sole diventa più o meno impossibile.
Per questo ho contattato gli amici che di solito prelevano ortaggi dal mio semenzaio per il loro orto costringendoli di fatto a prendere le piante anche se ancora non sarebbe proprio il periodo ideale per la loro messa a dimora. Dopo una prima settimana di aprile che sembrava fine giugno infatti le temperature dalle mie parti (ma più o meno in tutta Italia) sono rientrate più nella norma e, soprattutto la notte, fa un po’ troppo freddo per molte orticole. Il risultato è che molti orti della zona sono di fatto fermi al momento della messa a dimora delle piante che con queste condizioni non riescono a partire con una crescita costante. Poco male: se il clima non dà di matto (cosa tutt’altro che impossibile…) gli ortaggi inizieranno a crescere e in breve tempo recupereranno il tempo perduto.
A parte queste considerazioni, l’ottimo funzionamento del semenzaio è certificato dal fatto che anche le esigenti melanzane (almeno per quanto riguarda la temperatura) sono nate copiose e stanno marciando spedite, cosa che nei due anni precedenti non era mai accaduto, quando cioè non erano spuntate prima della seconda metà di maggio.
nell’ordine sono nate:
la melanzana tonda prosperosa
Ma soprattutto una vera e propria rarità (almeno dalle mie parti): la melanzana rossa di Rotonda
Ho trovato questa specialità l’anno scorso in un mercato della zona e, prima di cucinarla e gustarmela, ho provato (non con molta convinzione devo dire…) a togliere qualche seme per provare a seminarli e vedere cosa succedeva. Sorpresa: sono nate una decina di piantine e anche se crescono a un ritmo lentissimo non dispero di vederle crescere anche qui in Toscana.
Per chi non le conosce ricordo che questa melanzana DOP è tipica di una zona ristrettissima della provincia di Potenza in Basilicata, all’interno dei comuni di Rotonda, Viggianello, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore; il suo aspetto è molto più simile a un pomodoro che a una melanzana e infatti va specificato che non si tratta di una vera e propria melanzana perché la “rossa di Rotonda” non appartiene alla specie Solanum melangena (come tutte le varietà di melanzane che siamo abituati a consumare) ma bensì alla specie denominata S. aethiopucum. Questa pianta, originaria dell’Africa tropicale, è giunta in quel territorio molto probabilmente portata dai soldati reduci dalle sciagurate guerre di colonizzazione di fine ‘800 inizi ‘900. Da allora è stata coltivata nella zona con alterne fortune e, dopo aver rischiato anche l’estinzione, è stata recuperata e valorizzata anche grazie all’intervento di un Presidio Slow Food che ne ha garantito la sopravvivenza e una certa notorietà.
Promettendo di tornare sull’argomento, chiudo tornando al semenzaio e al suo svuotamento: in alto potete vedere la foto di qualche giorno fa, qui sotto quella del giorno dopo. Come vedere il semenzaio è quasi vuoto e sono rimaste solo le piante più deboli, a dimostrazione del fatto che gli amici si sono fatti vivi e hanno molto apprezzato gli ortaggi in esso contenuti…