Se davanti alle vostre amate piante di rosa vi accorgete che foglie e giovani germogli sono ricoperti da uno strano strato di polvere bianca dall’aspetto farinoso, fate molta attenzione: si tratta dell’oidio, una malattia piuttosto nota nelle rose e più comunemente conosciuta con il nome di mal bianco.
Noto anche con i nomi di albugine, bianco e nebbia, l’oidio è una malattia causata da alcuni funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphaceae a sua volta appartenente alla gigantesca divisione Ascomycota che da sola comprende circa il 75% di tutti i funghi fin qui censiti, ovvero qualcosa come 12000 specie conosciute.
Sono diverse le specie di funghi colpevoli di questa malattia che in passato venivano fatte confluire nel gener Oidium ma che col tempo anno guadagnato una nuova classificazione; quella che interessa la rosa e il pesco (non a caso entrambe della famiglia delle Rosaceae) è chiamata Sphaerotheca pannosa.
L’infezione si sviluppa in prevalenza nel periodo primaverile ed è favorita da una temperatura ideale che di 20-22° C (anche se può insorgere da minime di 4-5° a massime di 32-34° C) e da una buona umidità dell’aria; il fungo si propaga efficacemente trasportato dal vento mentre la pioggia abbondante ha un effetto di contrasto perché lava via il micelio dalla pianta.
I sintomi dell’oidio sono piuttosto evidenti: la pagina superiore delle foglie viene ricoperta da un’evidente muffa di colore bianco e dall’aspetto farinoso, per fare un esempio come se qualcuno avesse cosparso le folgie con un sottile strato di zucchero a velo; in seguito all’attacco le foglie arrestano la loro crescita, si deformano, si accartocciano verso l’alto e infine ingiallendo si seccano e cadono. Le foglie non sono le uniche parti della pianta a essere colpite: l’infezione può interessare anche i giovani rametti, i germogli e i boccioli.
Pur essendo una malattia piuttosto comune nella rosa e grave per la loro salute se trascurata, non è difficile proteggere le nostre piante dall’attacco dell’oidio. La prima cosa da fare in caso di attacco è quella di asportare tutte le parti colpite (foglie, rami, boccioli) ed eliminarle prontamente; non vi venga in mente di tagliare le parti infettate e lasciarle ai piedi delle rose: si tratta di funghi che come detto diffondono le loro spore con estrema facilità tramite l’azione del vento e lasciarle lì significa non aver fatto assolutamente niente! Dovete quindi prendere le parti colpite e bruciarle il prima possibile.
Come prevenzione, ma anche come cura all’insorgenza del mal bianco, alla comparsa dei primi sintomi si devono trattare le piante con lo zolfo. Questo elemento ha la capacità di devitalizzare le conidiospore prodotte dal fungo riuscendo così ad arrestare l’infezione.
Agisce per contatto ed è importantissimo distribuirlo al meglio; la sua efficacia è legata fondamentalmente a due fattori: la temperatura di utilizzo e la finezza della polvere. Sotto i 12° C per quello a polvere fine e sotto i 18° per quello a polvere grossolana lo zolfo perde la sua efficacia mentre risulta addirittura fitotossico se lo si impiega a temperature superiori ai 30° C.
Altro aspetto fondamentale per la sua efficacia è quello relativo alle dimensioni della polvere: più è fine e più la sua azione risulterà valida. Per questo motivo lasciate stare le polveri grossolane e acquistate prodotti per trattamenti liquidi contraddistinti da zolfo ventilato o microtizzato. In commercio si trova molto facilmente il cosiddetto zolfo bagnabile-80 da impiegare con dosi di 20 gr in 10 litri di acqua.