In questa stagione, rispetto a quella dell’anno scorso (anno della Biodiversità), non ho sponsorizzato né piantato varietà di pomodoro particolarmente strane. L’esperienza passata infatti è stata caratterizzata da luci e ombre: devo dire che tutte sono riuscite piuttosto bene ma le piante “strane” hanno in generale manifestato una tendenza ad ammalarsi molto più spiccata rispetto a quelle comunemente coltivate, e questo a parità di trattamento; con poche eccezioni infatti i pomodori presentavano vistosi sintomi di malattie fungine che i loro vicini più comuni non avevano, nonostante i trattamenti a base di prodotti rameici fossero stati somministrati in egual misura. Le uniche due varietà a non subire particolari danni sono state il piccolo e simpatico Spoon e il buonissimo Feuerwerk, puntualmente riseminati anche quest’anno; per quest’ultimo mi sarebbe davvero dispiaciuto registrare una qualche debolezza perchè a mio modestissimo parere è un pomodoro davvero buono che ha anche l’indubbio vantaggio di presentare una buccia veramente sottile e un’ottima produttività, caratteristiche che hanno spinto anche la cerchia di “ortolani” che conosco a riproporne la coltivazione anche quest’anno.
Oltre a queste due, l’unica eccezione alla coltura di varietà convenzionali e di sicura resa è un pomodoro che molti di voi conosceranno ma che per me rappresenta una novità anche se solo per quanto riguarda la sua coltura diretta perché il nero di Crimea è piuttosto famoso e da qualche tempo anche periodicamente al centro delle informazioni sulla nostra salute.
La varietà detta pomodoro di Crimea sembra sia stata ottenuta nell’isola di Krim nel Mar Nero, al largo della penisola di Crimea. È una pianta a crescita indeterminata che produce i suoi frutti molto rapidamente che arrivano a maturazione anche in 80 giorni. Il pomodoro che vedete nelle foto è il primo della raccolta e non è delle dimensioni massime che può raggiungere, che si attestano intorno ai 10 cm di diametro. Il suo tipico colore nero è in realtà qualcosa che sta a metà tra un marrone scuro e un verde di tonalità altrettanto scura, mix che gli conferisce la tipica colorazione che lo caratterizza.
Da un punto di vista organolettico però devo dire che il nero di Crimea mi ha un po’ deluso. La polpa non è molta e a maturità avvenuta risulta un abbastanza cedevole, non compatta. Per quanto riguarda il sapore devo dire che, pur non essendo acido, non è particolarmente gustoso, rispetto soprattutto alle normali varietà coltivate di uguale dimensione.
Cos’è allora che me lo fa coltivare e consumare molto volentieri? semplice, in una parola: licopene.
Il nero di Crimea, insieme ad altre varietà definite nere come il Kumato, è infatti ricco di licopene che, insieme alla clorofilla, conferisce loro il tipico colore verde-marrone scuro. Il licopene, uno degli antiossidanti più potenti presenti in natura infatti è contenuto in grandi quantità nei pomodori ma questa quantità sembra sia maggiore nelle varietà di colore nero. Per questo vengono studiate dagli scienziati e per questo il consiglio è quello di consumare pomodori in quantità industriale, specialmente quelli delle varietà dette nere.