Come annaffiare le piante quando siamo in vacanza e godersi le ferie
Se A) siete tra gli ormai pochi fortunati che si possono ancora permettere una vacanza e B) possedete un giardino e/o un orto e/o delle piante da appartamento, allora prima di partire dovrete risolvere un problema non da poco, ovvero quello di annaffiare le piante durante la vostra assenza. La cosa non è da sottovalutare perché il rischio è quello di rientrare dalle ferie e trovare le proprie amate malmesse se non addirittura spacciate. Vediamo allora qualche semplice consiglio per avere una buona autonomia e non doversi pentire di una vacanza.

Assenti per qualche giorno: tutto in una volta
Ok, la crisi morde, le risorse economiche sono quelle che sono ma non vi va proprio di rinunciare del tutto alle vacanze, anche se brevi. Se state fuori casa per pochi giorni, diciamo tre o quattro, al massimo sette, allora il problema è cosa da poco e potete rimediare annaffiando bene le piante, sia da interno che da esterno, prima di partire. Il metodo migliore per farlo è annaffiare le piante una prima volta e poi ripetere l’operazione un paio d’ore dopo: in questo modo il terreno riuscirà ad assorbire una maggiore quantità di acqua e regalerà alle nostre piante un’autonomia più che sufficiente da farci passare le vacanze senza preoccupazioni. Per le piante da esterno poi, in vaso o in terra che siano (orto compreso), è consigliato adottare la pacciamatura, ovvero ricoprire la superficie del terreno vicino alle piante con del materiale che riesca a limitare al massimo la traspirazione del terreno; a tale scopo potete usare teli specifici, corteccia di pino (bark) o della semplice paglia, poco costosa, biodegradabile e molto efficace.

Da dieci a venti giorni: le possibili soluzioni
Be’, con i tempi che corrono, non siete messi poi così male, almeno economicamente parlando… Se state fuori casa fino a tre settimane quelle che rischiano di esser messe male sono però le vostre piante perché il metodo descritto qui sopra può non essere sufficiente ad assicurare l’acqua necessaria per le loro necessità. È vero che tutto dipende da cosa si coltiva: molte piante resistono tranquillamente anche a un periodo più lungo ma provate a tenere un orto o un prato senza acqua per 15 giorni…
La soluzione migliore in questi casi è quella di raccomandarsi a un parente e/o amico fidato che sia disposto a prendersi l’impegno di annaffiare le piante al posto nostro; la cosa può essere più o meno semplice da ottenere ma funziona (quasi) sempre quando si tratta di uno scambio di servizio: tu pensi alle mie piante quando sono in vacanza e io ti rendo il favore occupandomi delle tue quando sei tu a dover partire. Non sempre i tempi combaciano, non sempre si trova un accordo, ma vale comunque la pena tentare perché questo tipo di soluzione risolve alla grande il problema.
Se non si riesce proprio a convincere qualcuno a prendersi cura delle nostre piante, la soluzione esiste ma può essere piuttosto costosa: un sistema di irrigazione automatizzato.  Qui le soluzioni non mancano e si va dai sistemi a goccia a quelli a manichette porose, sistemi che vengono automatizzati da timer, tensiometri o candele porose, con queste ultime due che sono in grado di regolare il flusso dell’acqua in base al grado di umidità del terreno; con questi metodi si possono risolvere egregiamente anche le irrigazioni dei vasi da esterno, grazie ai tubicini capillari che possono essere deviati comodamente per servire tutti i tipi di vaso.
Negli orti, oltre alla pacciamatura (pratica in genere sempre da consigliare), si adottano di solito gli impianti a manichette che sono semplici da mettere in piedi e da usare e costano (relativamente) poco; altrettanto usati sono gli impianti gocciolanti che, uniti alla pacciamatura con teli, offrono risultati ottimali anche negli orti di piccole dimensioni.
Per le piante da interno possiamo optare per le “carotine” che pescano da un secchio e portano l’acqua alle piante tramite la capillarità: costano poco e di solito risolvono in modo soddisfaciente il problema. Si può tentare anche con un metodo fai-da-te, utile anche per le piante da esterno: prendete una bottiglia da mezzo litro (bvanno bene anche quelle da un litro e un litro e mezzo ma pesano di più e devono essere assicurate a un tutore), riempitela d’acqua e chiudetela con il tappo di plastica; prendete uno spillo, scaldatene la punta con un accendino e praticate due o tre piccoli fori sul tappo dopodiché piantate il collo della bottiglia nel terreno del vaso; a questo punto praticate alcuni microfori anche sulla base della bottiglia (che ora si ritrova rivolta verso l’alto) per permettere all’acqua di fuoriuscire. Il liquido verrà ceduto lentamente al terreno e il metodo dovrebbe essere sufficiente per coprire buona parte del periodo d’assenza.

Più di venti giorni: il problema non si pone
Se siete in grado di sostenere una vacanza di più di venti giorni molto probabilmente siete tra i pochissimi fortunati che la crisi economica non sanno neanche cosa sia… Beati voi! Valgono logicamente i consigli elencati nelle ipotesi precedenti, anche se di sicuro nel vostro caso il problema di annaffiare le piante non si pone nemmeno: avrete come minimo l’impianto d’irrigazione automatizzato più figo in circolazione, oppure un giardiniere che si occupa delle vostre piante o quantomeno la possibilità di assumerne uno temporaneamente, giusto il tempo di svolgere i lavori necessari per far fronte al periodo della vostra assenza.
Foto di JobyOne

  • Stefano

    Ottimo articolo Gianni, ne approfitto per intrufolarmi con la questione “irrigazione bonsai” quando siamo in ferie, vero rompicapo per noi bonsaisti. Purtroppo essendo spesso fuori per lavoro, ho dovuto installare un impianto di irrigazione automatico comandato da timer elettronico e con gocciolatori regolabili da 0-6 lt/h (questo importantissimo poichu00e8 avremo sicuramente vasi di dimensioni diverse, altrimenti si rischia di affogare i piccini e seccare i giganti!). Premetto che la spesa non u00e8 irrisoria, ma avendo a che fare con 40-50 vasi la cifra investita u00e8 sostenibile (70-80 euro TOT)Consiglio vivamente di non aspettare gli ultimi giorni prima di partire, ma di installare l’impianto almeno un paio di settimane prima in modo da trovare il giusto “setting”, regolando la frequenza di irrigazione e soprattutto il flusso dei gocciolatori.nAltro piccolo rimedio alle assenze non troppo prolungate potrebbe essere le “perle d’acqua”, ciou00e8 un polimero (asciutto sembra sale grosso) in granuli che messo nell’acqua si reidrata decuplicando il volume. Possiamo quindi interrare leggermente 2-3 cucchiai diu00a0granuli eu00a0annaffiare abbondantementeu00a0per grantire acqua a lenta cessione con questo idrogel.nAh, approfitto per augurare a tutti BUONE VACANZE!!!u00a0

  • Gianni

    GRANDE STEFANO!!!! grazie per le dritte sui bonsai e soprattutto per le perle d’acqua che avevo dimenticato di riportare nel post! in effetti possono rappresentare un’ottima riserva di acqua per le nostre piante. A quando un post sui tuoi amati bonsai? i tuoi fan trepidano! :-)nBuone vacanze anche a te e a presto!

  • enzo

    ciao
    questa è una richiesta per Giuseppe Marino e per Francesco, avrei bisogno di un po’ di semi di Solanum torvum, potete srivermi sulla mia mail  che è 21francoma@libero:disqus grazie.it

  • Anonimo

    che articolo alquanto inutile…a tratti…

    Più di venti giorni: il problema non si pone

    Se siete in grado di sostenere una vacanza di più di venti giorni molto
    probabilmente siete tra i pochissimi fortunati che la crisi economica
    non sanno neanche cosa sia…

    se uno è unostudente che lascia la casa per 2 mesi? mah..