Guardate questa foto, magari cliccandola per ingrandirla: non è l’emblema della voracità? 13 insaziabili larve su un’unica foglia, tempo di disintegrazione: una manciata di minuti. Mi sono ritrovato davanti a questa tremenda scena l’altro giorno, vittime sacrificali le foglie delle mie rose, decimate dall’ingordigia degli argidi.
Anche se passano per essere piante robuste e vigorose (e di fatto lo sono), le rose sono colpite da un impressionante numero di malattie e, tra attacchi crittogamici, virali e parassitari, la regina dei fiori non si fa mancare davvero niente.
Tra i parassiti più comuni, oltre agli immancabili afidi verdi, quelli che più di sovente attaccano queste piante sono conosciuti come argidi delle rose. Contrariamente a quanto si possa immaginare guardando le larve, che a prima vista somigliano ai bruchi di farfalla, non ci troviamo di fronte a dei lepidotteri ma agli stadi giovanili di imenotteri, molto più simili quindi come aspetto a delle vespe di medie dimensioni.
Appartenente al sottordine dei Sinfiti la famiglia Argidae comprende circa 800 specie distribuite in tutto il mondo e in prevalenza nelle zone tropicali. Tra le specie che colpiscono le rose alle nostre latitudini le più comuni sono la Arge ochropus e A. pagana. Come già detto gli adulti somigliano a delle vespe di medie dimensioni, con le ali di colore nero e con il caratteristico addome arancione.
By H. Dumas (Own work) [GFDL or CC-BY-SA-3.0-2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons
Le voraci larve sono del tipo polipode (o eruciforme) cioè munite di più zampe (qui tre coppie toraciche) e alcune pseudozampe addominali che le rendono molto simili ai bruchi dei lepidotteri. Il loro colore è per lo più verde o verde giallo mentre su tutto il corpo sono presenti puntinature nere.
Gli argidi svernano allo stadio larvale sotto le foglie secche all’interno di un bozzolo protettivo. In primavera gli adulti raggiungono gli steli delle rose, sia quelli verdi che quelli semilegnosi, praticano alcune incisioni e depongono al loro interno le uova, disponendole a lisca di pesce. Fate caso alle vostre rose: se nei fusti sono presenti ferite come quella fotografata qui sotto (cliccate sulle foto per ingrandirle) allora significa che sono state visitate da queste “simpatiche” vespette, circostanza che può verificarsi anche tre volte in un anno , pari al numero delle generazioni che possono compiere. I fiori portati dai fusti che ospitano le uova subiscono una crescita irregolare.
Tipico di questi parassiti è anche il modo con cui mangiano le foglie: in modo molto ordinato e praticamente sempre in gruppo, le larve di argidi iniziano la loro azione sempre dal margine procedendo poi via via verso il centro.
Così facendo mangiano tutta la lamina fogliare ma, altro aspetto tipico, lasciano intatte le nervature, riducendo la foglia come quella della foto qui sotto: ecco quel che rimane della foglia…
Se il numero delle larve è alto è tutt’altro che raro che l’attacco ci riconsegni delle rose quasi irriconoscibili, più vicine a uno scheletro che alle piante che conosciamo e amiamo.
Per questo è cosa buona e giusta controllare spesso la situazione delle rose e, nel caso di infestazione, intervenire prontamente. Si trovano in commercio insetticidi chimici specifici ma io, come sempre, li sconsiglio vivamente; sembra invece che si possano adoperare quelli a base di piretro naturale (anche se, in tal senso, non ho un’esperienza diretta) ma, a mio modesto avviso, il metodo migliore (e, importantissimo, a impatto zero) per eliminarli sia quello di intervenire manualmente, rimuovendo le larve a mano o recidendo le foglie colpite per poi bruciarle. Attenzione anche ai fusti che presentano le incisioni: anche in quel caso è meglio recidere e bruciare, anche se il costo dell’operazione potrebbe essere quello di perdere alcuni fiori, si tratta di un sacrificio minore di fronte ai potenziali e gravi danni che l’attacco di queste larve potrebbe arrecare alle nostre amate piante.