Al genere Linum, della famiglia delle Linacee, appartengono circa 200 specie. Oggi in questo post, parliamo del Linum usitatissimum, conosciuto fin da tempi antichissimi, perché utilizzato addirittura in epoca preistorica per le sue fibre e i suoi semi. La pianta – probabilmente originaria delle zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero – è una pianta erbacea annuale che cresce spontanea ma che può anche essere coltivata; ha un fusto eretto con foglioline lanceolate molto tenere di colore verde, i fiori sono piuttosto grandi con 5 delicati petali di colore azzurro, gli stami sono gialli, mentre la radice è a fittone.
Le parti utilizzate in fitoterapia sono i semi maturi essiccati che danno un olio non volatile (acido linolenico, acido linoleico ed acido oleico), proteine, una piccola percentuale di mucillagini e i lignani. I semi di Lino contengono anche una modestissima percentuale di glucosidi cianogenetici (1%) che possono rilasciare per idrolisi acido cianidrico, anche se successivamente inattivato a livello gastrico. Una piccolissima parte di glucosidi viene invece trasformata in tiocianato, tossico solo ad alte dosi. Grazie alle ultime ricerche sui semi di lino, emergono importanti notizie sugli effetti benefici della pianta. Prima di tutto la sua capacità antitumorale contro il cancro della prostata. Ricercatori del Cancer Center dell’Università del Texas, dopo averne testato la capacità contro il cancro della prostata nei topi, hanno ottenuto risultati importanti anche negli uomini. Tutto ciò sarebbe merito dei cosiddetti lignani, sostanze di origine naturale che potenziano le difese immunitarie e che contribuiscono a mantenere un cuore in salute.
Importante anche l’olio, ricco di acidi grassi essenziali polinsaturi omega 3, omega 6 e omega 9 (quelli dell’olio di oliva) che combattono il colesterolo e i trigliceridi, rafforzano il sistema immunitario e combattono le cellule cancerogene. Infatti uno studio effettuato da ricercatori americani dell’Università dell’Illinois ha confermato che una dieta ricca di semi di lino previene il cancro alle ovaie aumentandone le probabilità di sopravvivenza. In questo caso il fattore determinante è l’acido alfa linoleico, della famiglia degli acidi grassi omega3. Va anche detto che l’utilizzo di olio di lino è utile per riequilibrare il rapporto tra omega3 e omega6, dato che lo stile alimentare moderno, anche se mediterraneo, è troppo sbilanciato a favore di questi ultimi. Un adeguato apporto di omega3, tramite il regolare consumo di olio di semi di lino, è oltretutto efficace nel proteggere l’organismo da malattie cardiovascolari.
I semi di lino vengono utilizzati per uso esterno, anche per la cura di altre patologie come infiammazioni, ascessi ed emorroidi. Penso che molti di voi avranno utilizzato, su consiglio della nonna (o ne avranno sentito parlare), i cataplasmi di semi di lino in caso di tosse e catarro bronchiale, oppure di foruncolosi, o ascessi, che sono stati fatti “maturare” con questi cataplasmi, accelerandone la guarigione. I semi di Lino dovrebbero essere utilizzati interi o schiusi, non tritati, alla dose di un cucchiaio da minestra per tazza d’acqua, 2-3 volte al giorno, da assumere dopo i pasti. Se contusi viene sfruttata anche l’azione lubrificante dell’olio in essi contenuto, nel qual caso tuttavia si consideri l’enorme peso calorico (100 g corrispondono a quasi 500 calorie).
Da evitare la contemporanea assunzione di altri farmaci, perché ne sarebbe ridotta l’efficacia. La terapia con semi di lino non dovrebbe comunque prolungarsi oltre le 3-4 settimane. Voglio ricordare che anche se sono soltanto semi di lino, prima di assumerli in grandi quantità, è sempre meglio avvisare il proprio medico curante.
Foto di Quimbaya