È più forte di me, non riesco a farmene una ragione. Perché un ortaggio del genere e con le proprietà che possiede (buonissimo in cucina per il suo delicato sapore, facilissimo da coltivare e uno dei pochi ortaggi che è possibile coltivare anche in inverno) non può rimanere relegato solo nei confini della Toscana o poco più. Parlo del cavolo nero, uno dei simboli culinari della mia regione (è ingrediente imprescindibile della ribollita), ingiustamente snobbato nel resto del Paese nonostante i vantaggi sopra elencati. Proprio per diffonderne la coltura un po’ ovunque, ecco qualche dritta su come farlo crescere al meglio, anche perché è in questo mese che si può seminare.
Ennesima mutazione di quel capolavoro di variabilità morfologica che è la Brassica oleracea il cavolo nero è noto con il nome scientifico di B. oleracea var. “acephala” perché, come si intuisce appunto dal nome della varietà, a differenza di altri cavoli, non produce una testa compatta ma sviluppa le sue lunghe e bollose foglie di verde scuro in verticale, raggiungendo e di sovente superando il metro di altezza; per questa sua caratteristica è noto anche con il nome di cavolo da foglia, cavolo a penna o cavolo palmizio anche se le diciture toscano e nero sono le più diffuse.
Ciclo produttivo
Il ciclo produttivo del cavolo nero è piuttosto variabile e dipende in buona misura dalla varietà più o meno precoce che si è deciso di coltivare ma in genere non si raccoglie prima di un centinaio di giorni almeno. La produzione media per metro quadro si aggira intorno ai 2-2,5 Kg.
Clima
La sua notevole resistenza al freddo (fino a -10° C) ne fa uno degli ortaggi più coltivati nel periodo autunno-invernale e anzi, perché le sue foglie diventino più buone e croccanti, è necessario che il cavolo nero sia “vittima” almeno di una gelata: credetemi, non c’è paragone.
Terreno
Altra caratteristica positiva del cavolo nero è la sua estrema adattabilità in pratica a qualsiasi tipo di terreno. Unica cosa da assicurargli, anche perché lo si coltiva in periodi piuttosto freddi e piovosi, è un ottimo drenaggio del terreno. Ad aumentare la vostra voglia di cimentarsi con questo ortaggio vi dico che può essere coltivato con facilità anche in vaso: fatelo in un contenitore abbastanza capiente (25-30 cm di diametro) sul fondo del quale dovrete sistemare almeno 2 cm di argilla espansa (che favorisce il drenaggio) riempendo il resto con comune terriccio mischiato con una manciata di sabbia. Nel vaso le annaffiature dovranno essere più attente ma anche qui è bene non esagerare e sospenderle 30-35 giorni dalla raccolta. Risultato assicurato, provare per credere!
Semina e trapianto
A seconda della zona di coltivazione la semina del cavolo nero può avvenire da giugno a circa la metà di agosto; sono possibili anche semine più tardive che, pur non compromettendo la riuscita della coltivazione (come già detto questo cavolo produce foglie e non teste), portano a una minore crescita e di conseguenza a una minore produzione. Il metodo migliore per seminare è quello nei contenitori alveolati riempiti con del terriccio per semine ponendo poi un paio di semi per alveolo, avendo cura in seguito di togliere la pianta meno sviluppata. L’operazione del trapianto si compie in genere dopo circa 30-40 giorni, quando le piante hanno sviluppato almeno 4 o 5 foglie. Le distanze migliori per la messa a dimora sono 70-80 cm tra le file e 50-60 cm sulla fila.
Concimazione
Anche sotto questo aspetto il cavolo nero non è particolarmente esigente e si può fare a meno di aggiungere letame o compost maturi nelle lavorazioni del terreno di presemina; la concimazione organica può essere attuata solo in presenza di terreni troppo poveri e in quel caso si dovranno aggiungere 3 kg di letame maturo o 2 di compost altrettanto maturo. Nel caso ci sia bisogno dell’integrazione di elementi nutritivi (in caso cioè di piante stentanti) si può concimare in copertura con interventi bisettimanali usando 10-12 gr di nitrato ammonico per metro quadro, ripetendo l’operazione per 2 o 3 volte.
Acqua
Nelle prime fasi di crescita, quelle che coincidono con il periodo caldo, il cavolo nero necessita di frequenti ma moderati interventi irrigui, specialmente durante la fase di attecchimento delle piante e di quella successiva; in seguito, in caso di autunno piovoso, gli interventi andranno diradati, al contrario, se il periodo è asciutto, si dovrà annaffiare con una certa costanza. Fondamentale però non eccedere con l’acqua e, soprattutto in zone con autunno e inverno piovosi, aver assicurato alla coltura un buon drenaggio.
Lavorazioni
Anche per quanto riguarda le lavorazioni la coltura del cavolo nero è più o meno una pacchia. L’unica cosa che si dovrà fare è la pulizia delle aiole dalle erbe infestanti, operazione particolarmente importante nelle prime fasi di crescita quando le piante sono piccole e possono subire la concorrenza delle erbacce; in seguito, crescendo, il cavolo nero prende il sopravvento ombreggiando le concorrenti e impedendo loro di svilupparsi
Parassiti e malattie
Se ancora non vi ho convinti della facilità di coltivazione di questa pianta posso aggiungere che il cavolo nero di solito non ha nessun problema con parassiti e/o malattie. Solo in casi rari può essere vittima di attacchi di cavolaia, eventualità che si risolve togliendo le bestiacce a mano o, se il problema di fa serio, con l’utilizzo del Bacillus thuringiensis var. kurstaki in grado di risolvere egregiamente l’invasione.
Rotazione
In fatto di rotazione anche per il cavolo nero si applicano le solite regole di sempre: non deve precedere o seguire le altre brassicacee né tornare nel solito terreno prima di due anni.
Consociazione
Visto il periodo di coltivazione la consociazione con il cavolo nero di solito non è consigliata anche se, nelle prime fasi di crescita, può essere coltivato con ortaggi a rapido e precoce sviluppo.