Gira e rigira ci troviamo sempre più spesso a copiare la Natura.
È notizia recente che un gruppo di ricercatori della Tsinghua University di Pechino stia studiando un materiale altamente tecnologico ispirandosi direttamente al petalo di Rosa.
La rosa ha infatti una particolarità: trattiene a sé le gocce d’acqua senza farle scivolare dai petali anche se si capovolge il fiore. Il motivo di questa proprietà sembra risiedere nel fatto che le gocce, luccicando al sole, attirano gli insetti d’impollinazione.
Rimaneva invece il mistero di cosa rendesse possibile questo prodigio. Bene, il mistero è stato svelato dallo studio: il petalo di rosa è composto da una miriade di micropapille che non fanno altro che “catturare” le gocce d’acqua senza rilasciarle facilmente. Ma i ricercatori non si sono certo fermati lì ma anzi stanno mettendo a frutto i risultati della ricerca ricreando una sorta di petalo artificiale che ne ricalchi appieno le particolari proprietà dell’originale presente in natura (ci sarebbe già un prototipo).
Tralasciando le ipotetiche ma interessanti applicazioni della scoperta (prima tra tutte la manipolazione dei microfluidi) secondo me la notizia è un’altra: per l’ennesima volta ci troviamo a scopiazzare trucchi e segreti dalla Natura.
Dalla ormai lontana invenzione del Velcro (brevetto del 1955 ispirato dai fiori della Bardana) al superadesivo ricavato dai segreti di gechi e cozze passando per le tute idrodinamiche dei campioni del nuoto (basate sulla incredibili caratteristiche della pelle dello squalo) gli esempi di questa sorta di “ispirazione” si sprecano, tanto da creare una vera e propria scienza, chiamata Biomimetica, talmente di moda da diventare materia di punta del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, e scusate se è poco…
Insomma di nuovo a rubare alla Natura, ma, anche se ogni tanto gli concediamo una tregua (forse), noi cosa gli diamo in cambio, solo inquinamento?