Terzo appuntamento con la rotazione delle colture nell’orto e, dopo gli errori che è possibile evitare e un approccio alla pianificazione di questa tecnica, rimane da considerare quali tipi d’ortaggio alternare in modo corretto.
Già perché la rotazione delle colture ha le sue poche e semplici regole che vanno comunque rispettate. Non è possibile infatti affidarsi al caso o alternare ortaggi solo in base ai propri gusti e simpatie, si rischia di commettere proprio l’errore che, adottando questa tecnica, si vorrebbe scongiurare, ovvero la stanchezza del terreno. Come già visto in precedenza, per stanchezza del terreno si intende l’eccessivo sfruttamento del suolo di coltivazione e il suo conseguente impoverimento, dovuto principalmente al ripetersi di una stessa coltura, per più anni consecutivamente, sul solito appezzamento di terreno; l’ortaggio così coltivato assorbirà negli anni, esaurendoli, sempre i soliti elementi nutritivi rendendo il sottosuolo più squilibrato e meno adatto alla coltivazione. Proprio in tal senso opera la rotazione delle colture, una tecnica che serve a scongiurare questo problema e che propone un ciclo di alternanza che varia gli ortaggi coltivati per sfruttare in modo equilibrato il terreno e, se ben realizzato, per arricchirlo di nuove sostanze (come con il sovescio) che torneranno utili per la coltivazione successiva.
Invece di elencare uno a uno tutti i “chi segue chi” che si possono ottenere combinando i vari tipi di ortaggio mediante la rotazione delle colture (un’infinità…), ho elencato 5 regole semplici quanto ovvie che possono però (spero) tornare utili per un migliore approccio a questa tecnica.
1) Mai ripeterla…
Regola fondamentale: evitare di ripetere la stessa coltura nello stesso appezzamento per più di un anno. Come già ripetuto fino all’ossessione, si mette in piedi ‘sta benedetta rotazione proprio per evitare questo, principale causa dell’impoverimento del terreno, è quindi fortemente sconsigliato insistere su questa strada: ruotare, please.
2) …E nemmeno i familiari!
Regola legata alla precedente: di solito gli ortaggi appartenenti alla stessa famiglia botanica hanno le stesse esigenze colturali e lo stesso consumo di elementi nutritivi; alternando i componenti della stessa famiglia equivale, in linea di massima, a ripetere la stessa coltura quindi, per esempio, alla coltura del pomodoro e bene non far seguire, nella stagione successiva, quella di un’altra solanacea come la melanzana o il peperone. Nel momento della pianificazione quindi varrà la pena informarsi a quale famiglia botanica appartiene un dato ortaggio per non avvicendarlo con qualche “parente”.
3) Differenziare le esigenze
Sempre restando all’esempio delle solanacee nell’impostare un ciclo di rotazione è bene tenere presente quanti elementi nutritivi servono a un determinato ortaggio per crescere al meglio. Pomodori e melanzane ma anche peperoni e patate possono essere ritenute piante piuttosto esigenti per quanto riguarda il consumo delle sostanze nutritive (e in particolare dell’azoto) e per questo motivo sarebbe opportuno che venissero seguite da colture che assorbono meno sostanze dal terreno come per esempio il fagiolo, la fava e il fagiolino.
4) Sfruttamento diversificato del sottosuolo
Come la precedente regola, come del resto le altre, anche questa ha una forte analogia con quelle della consociazione: gira e rigira i meccanismi sono sempre quelli e rimangono tali, a prescindere dalla tecnica colturale adottata. Come già consigliato per la consociazione infatti sarebbe utile alternare coltivazioni di ortaggi che vanno a “pescare” le sostanze nutritive a diverse profondità del terreno per sfruttare al meglio le risorse a disposizione.
5) L’iportanza del riposo
Da non sottovalutare, per una volta all’anno e per una sola zona della rotazione, l’importanza del maggese, ovvero l’anno di sosta dalla coltivazione orticola. La minore produzione così ottenuta può sembrare uno spreco ma il riposo è senza dubbio il metodo naturale più efficace per la rigenerazione degli elementi nutritivi del sottosuolo. In quell’anno l’appezzamento di turno può essere lasciato senza alcuna lavorazione, può essere adibito a pascolo oppure può essere coltivato a sovescio, ovvero con la semina di una pianta appartenente alla famiglia delle leguminose che, come si sa, riescono ad arricchire il terreno d’azoto.
Foto di Garden Organic