A volte amici e conoscenti dal “pollice grigio” mi portano le loro piante ormai sul punto di morire con la (vana) speranza che io possa resuscitarle e, dopo un periodo di convalescenza, restituirle al legittimo proprietario: cerco di persuaderli ma, nonostante la modesta percentuale di successi, continuano fiduciosi e felici a consegnarmi le sfortunate.
Ultimamente è successo con una Phalaenopsis che un’amica ha acquistato da Ikea. La nota multinazionale svedese è specializzata in mobili e complementi d’arredo e da tempo ormai è possibile trovare nel suo catalogo numerose piante a buon mercato. L’amica, recatasi in un loro punto vendita in cerca di mensole e sgabelli vari, ha visto l’orchidea fiorita, non ha saputo resistere alla sua bellezza (come biasimarla?) e per quell’ormai noto meccanismo chiamato impulso d’acquisto ha deciso di portarsela a casa. Salvo poi, a fioritura finita, affibbiarla al sottoscritto. Ho ricevuto la Phalaenopsis (neanche troppo messa male) e subito mi è balzata all’occhio l’etichetta incollata al vaso con sopra riportati i consigli colturali.
Come vedete nella foto sull’etichetta c’è scritto:
Va collocata in ambiente luminoso, non alla luce diretta del sole. Temperatura minima: 15°C. Innaffia immergendo il vaso in una vasca di acqua. Elimina l’acqua in eccesso dal sottovaso. Il gambo del fiore deve essere tagliato dopo la fioritura. Funzione puramente decorativa. Non ingerire.
Detto che il consiglio sull’illuminazione è esatto, che è corretto ma non abbligatorio anche immergere la pianta in un vaso per bagnarla (annaffio da sempre le mie Phalaenopsis dall’alto) e che mi sembra eccessivo il richiamo alla loro funzione puramente decorativa (davvero c’è gente a giro che se le mangia?!?!?) quello che proprio non mi torna è “Il gambo del fiore deve essere tagliato dopo la fioritura“.
Come, come, come? tagliare lo stelo sfiorito ma ancora verde, vivo? A parte il fatto che le Phalaenopsis se la sono cavata egregiamente per diverse centinaia di migliaia di anni senza che nessuno recidesse loro qualcosa, è bene sapere che se si taglia il gambo ancora vivo si preclude alla pianta la possibilità di sviluppare quello che vedete nella foto iniziale: un keiki.
Keiki è una parola di origine hawaiiana che significa bambino ed è in sostanza uno dei modi per riprodursi escogitato da alcuni generi di orchidee monopodiali come Dendrobium, Vanda e appunto Phalaenopsis. Una volta formato un numero di radici sufficiente alla sua autonomia è possibile tagliare la piantina e metterla in un vaso ottenendo così una nuova orchidea, pronta a crescere e a fiorire.
Personalmente non taglio mai gli steli a meno che non si secchino da soli o nel caso in cui la pianta sia in difficoltà, anche se giova ricordare che molti “orchicoltori” usano spuntare il gambo lasciando solo tre o quattro nodi, tecnica che permette di solito una ricrescita dello stelo e quindi una seconda fioritura.
Ora, non vorrei far impermalosire una multinazionale (seppur originaria della pacifica Svezia) e visto che nel 2007 ha fatturato qualcosa come 28,6 miliardi di euro e che, come dice qualcuno, io non faccio l’idraulico, sarà meglio tenere amichevoli i rapporti con Ikea oltre, naturalmente, a suggerire (con umiltà) di riconsiderare alcuni consigli riportati sull’etichetta della Phalaenopsis…