Sia che si abbia a che fare con un giardino, sia che si coltivi un orto, è senz’altro fondamentale conoscere con che tipo di terreno si ha a che fare, non solo da un punto di vista chimico ma anche da quello fisico, ovvero conoscere quella che viene definita granulometria o tessitura del terreno. Un post introduttivo all’argomento l’avevo scritto un secolo fa pubblicando, tra l’altro, pure un grafico (riproposto dopo il salto di pagina) che riassume schematicamente le principali situazioni nelle quali ci possiamo imbattere quando si coltiva un terreno. In base alle percentuali di argilla, limo e sabbia è possibile determinare che tipo di suolo ospiterà le nostre piante e, se è il caso, operare quelle correzioni della tessitura che possono rivelarsi determinanti per la buona riuscita delle colture. Necessitano senz’altro di questi interventi i terreni eccessivamente compatti che di solito presentano troppi svantaggi per non intervenire.
Come già scritto infatti la terra migliore da coltivare è quella detta franca o di medio impasto ed è composta da circa il 40% di sabbia, dal 25% di limo, dal 25% d’argilla e dal 10% di scheletro. È logico che la composizione non è così rigida e che le percentuali possono variare anche del 10 o 15% (in più o in meno) con risultati comunque di buona qualità, ma non è poi così automatico e scontato ritrovarsi con un buon terreno da coltivare. Anzi: spesso e volentieri orti e giardini sono caratterizzati da una terra poco bilanciata nei suoi elementi fisici e in questo senso una delle situazioni più ricorrenti riguarda appunto i terreni compatti.
Situazione tutt’altro che rara da incontrare, un terreno compatto è caratterizzato da alte percentuali di argilla e limo che determinano almeno tre problemi davvero poco raccomandabili. Innanzitutto, data la loro compattezza, sono difficili da trattare e aderiscono agli attrezzi richiedendo più forza ed energia per essere lavorati; in secondo luogo risultano poco permeabili e di conseguenza generano ristagni d’acqua che possono portare all’asfissia delle radici; infine, nei periodi di siccità si contraggono e formano quelle tipiche screpolature che sono geniali in una galleria d’arte ma poco simpatiche sul nostro terreno.
Risolvere il problema e riequilibrare la granulometria di un terreno compatto è possibile, semplice e soprattutto alla portata di tutti e vale la pena farlo in presenza di una situazione del genere perché i (relativi) sforzi iniziali saranno di gran lunga ricompensati dai risultati finali.
Vediamo i principali metodi.
1) Aggiungere sostanza organica
Che sia letame, compost oppure sovescio, la buona, cara, vecchia sostanza organica è un vero e proprio toccasana per i terreni compatti. Essa migliora la struttura del terreno, lo rende molto meno compatto e soprattutto più permeabile all’acqua; se si considera poi che al contempo arricchisce il suolo di elementi nutritivi si capisce come il suo utilizzo sia il metodo forse da preferire.
2)Aggiungere sabbia
Per rendere più corposi terreni costituiti in prevalenza da limo e argilla, e quindi caratterizzati da particelle piccolissime (per l’argilla di diametro inferiore agli 0,002 mm), è logico aggiungere un elemento composto da particelle più grossolane: è il caso della sabbia che unita a un terreno compatto lo renderà più corposo riequilibrandone la struttura. A svantaggio della sabbia gioca il fatto che è piuttosto cara e la rende quindi utilizzabile in appezzamenti ridotti come piccoli orti o giardini.
3) Aggiungere marna
La marna è un tipo di roccia sedimentaria che di solito viene impiegata come componente del cemento ed è ricca di calcio. Quest’ultimo elemento riesce ad addensarsi con l’argilla e a formare, assieme ad aria e acqua, dei “grumi” che migliorano la struttura e la porosità del terreno.
4) Aggiungere calce
Grazie al solito meccanismo descritto per la marna, anche la calce ha un effetto positivo sui terreni compatti. Si deve solo fare attenzione a non usarla nei giardini che dovranno ospitare piante acidofile, come non deve essere utilizzata contemporaneamente all’uso del letame.
5) Lavorare spesso il terreno
Lo so, è il metodo più dispendioso di energie (ma anche con i metodi precedenti è necessario smuovere il terreno…) ma lavorazioni ripetute e frequenti permettono agli agenti atmosferici di svolgere la loro parte e migliorare così il terreno. Prendete per esempio il gelo: con temperature inferiori allo zero l’acqua presente nella terra si dilata e compie un’azione meccanica che con il tempo riesce a rendere più poroso il terreno e quindi meno compatto.