Ancora un concept che sposa la necessità di riciclare i rifiuti organici con il piacere di coltivare le nostre piante. Per trovare chi lo ha pensato però, invece di andare all’altro capo del mondo come per Urb Garden, questa volta rimaniamo a casa nostra perché Jarst, questo il nome del vaso-compostiera, è un’idea tutta italiana.
Jarst è un progetto di due giovani designer, Leonardo Fortino e Andrea Bartolucci, che progettano complementi d’arredo tenendo in particolare considerazione le problematiche inerenti all’ambiente e alle risorse energetiche. L’idea di Jarst a dir la verità non è recentissima e risale alla seconda metà del 2008, ma i due, una volta contattati, mi hanno detto che rispetto alla prima realizzazione sono state apportate delle migliorie in funzione di una produzione in serie la più importante delle quali è l’aggiunta di un condotto di areazione con filtro a carboni attivi pensato per evitare i cattivi odori.
Il funzionamento comunque in linea di massima resta uguale e ha origine dal tentativo di dare risposte concrete al problema del riciclo dei rifiuti organici che, specialmente in città, trova spesso difficile attuazione. Così, partendo da questa esigenza di sostenibilità che ci riguarda direttamente e tutti i giorni, hanno studiato il funzionamento delle normali compostiere e hanno pensato (bene) di reinventarle in una forma comune come può essere un vaso che è poi possibile inserire in ogni ambiente.
Jarst è composto da un vaso integrato con una compostiera, da un cestello che viene inserito all’interno e da un coperchio che chiude il contenitore. Gli scarti organici vengono depositati nel cestello interno alla compostiera dove con il tempo diventeranno compost da poter sfruttare per le piante, a cominciare da quella ospitata a fianco: una volta maturo infatti, grazie all’apertura di un diaframma, il compost può essere spostato direttamente nel vaso adiacente. Il materiale del vaso-compostiera è il polipropilene riciclabile e le misure massime, scala 1:1, sono di 50x50x50 cm.
Insomma il tutto sembra interessante, esteticamente molto gradevole e potenzialmente funzionale ma c’è un piccolo problema: il progetto purtroppo non è in vendita perché non in produzione e i due ideatori hanno per il momento realizzato solo un prototipo perfettamente funzionante (in duraform PA), costruito con tecnica di prototipazione rapida ma utile solo per le esposizioni. In fase di ingegnerizzazione hanno comunque stilato una scheda di produzione, con i relativi costi di investimento, arrivando perfino a stimare un ipotetico prezzo al pubblico che si dovrebbe aggirare tra i 25 e i 40 euro.
Concept valido e utile, prototipo funzionante, scheda di produzione dettagliata (inclusi costi di produzione e prezzo finale del prodotto): non resterebbe poi molto da fare, a parte un po’ di soldi da investire, possibile che in questo Paese non si trovi più un imprenditore capace di credere in una buona idea?
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