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E così l’Unione Europea ha abolito le norme riguardanti forme e dimensioni necessarie a frutta e verdura per essere commercializzate all’interno della Comunità ma la decisione finale appare controversa e capace di suscitare reazioni contrastanti.
Le nuove norme, che entreranno in vigore dal 1° luglio del prossimo anno, permettono agli Stati membri dell’Unione europea di commercializzare 26 tipi diversi di frutta e ortaggi senza che questi debbano sottostare alle vecchie norme che li volevano rigidamente regolamentati nelle forme e nelle dimensioni e privi di difetti di superficie. La “liberalizzazione” è consentita per albicocche, carciofi, asparagi, melanzane, avocado, fagioli, cavoli di Bruxelles, carote, cavolfiori, ciliegie, zucchine, cetrioli, funghi coltivati, aglio, nocciole in guscio, cavoli cappucci, porri, meloni, cipolle, piselli, prugne, sedani da coste, spinaci, noci in guscio, cocomeri e cicoria witloof; da queste norme rimangono però fuori i 10 prodotti: mele, agrumi, kiwi, lattughe, pesche e pesche noci, pere, fragole, peperoni dolci, uve da tavola e pomodori dovranno sempre sottostare ai vecchi regolamenti anche se potranno essere venduti fuori norma a patto che vengano etichettati appropriatamente con diciture tipo “prodotto destinato alla trasformazione”.
“È un’iniziativa esemplare per eliminare adempimenti burocratici inutili. Non abbiamo certo bisogno di legiferare su questo tipo di questioni a livello europeo: è molto meglio lasciare quest’incombenza agli operatori del mercato. E nella congiuntura attuale, caratterizzata da prezzi elevati dei prodotti alimentari e da difficoltà economiche generalizzate, è opportuno permettere ai consumatori di scegliere fra la più vasta gamma possibile di prodotti. È assurdo buttar via prodotti perfettamente commestibili semplicemente perché non hanno una forma perfetta» ha dichiarato Mariann Fischer Boel, Commissario all’agricoltura e allo sviluppo rurale.
Buttare in discarica tonnellate di cibo perfettamente commestibile solo per qualche difetto è effettivamente una cosa senza senso e da contrastare con ogni mezzo, peccato però in questo senso che i dieci prodotti esclusi dalle nuove norme, da soli, rappresentino il 75% di tutto il mercato ortofrutticolo europeo rendendo di fatto spuntata questa nuova arma contro lo spreco. In più, come fanno notare giustamente su Blogeko, per via dell’etichettatura e di tutto ciò che essa comporta, ci ritroveremo con imballaggi in più da smaltire.
Dall’altra parte la Coldiretti nel suo sito denuncia il fatto che l’abolizione degli standard di vendita di frutta e verdura rischia di favorire la vendita di scarti a prezzi comunque alti oltre alla concorrenza sleale da parte dei paesi dell’est con il conseguente danno per le imprese agricole italiane. Che formano il principale produttore ortofrutticolo della Unione Europea con un fatturato di quasi 23 miliardi di euro. Certo, dicono alla Coldiretti, lo snellimento delle pratiche burocratiche era necessario e auspicabile ma la perdita degli standard rende più difficile il confronto tra prodotti poco omogenei e poco trasparenti le scelte di frutta e verdura con caratteristiche qualitative differenti.
Coldiretti teme giustamente che danneggino un settore trainante della nostra economia e che, più in generale, senza il beneficio di un abbassamento reale di prezzi si abbassi invece il livello della qualità dei prodotti e in quel caso a rimetterci saremmo tutti, consumatori compresi.
Comprendo le preoccupazioni dei coltivatori ma solo il tempo ci dirà il reale impatto di queste norme nella vita di tutti i giorni; è comunque da salutare con favore, credo da tutti, un certo cambio di mentalità che vede finalmente combattere gli sprechi insensati come buttare cibo buonissimo solo per la sua forma. Infatti, chiunque abbia tenuto un orto, o chi semplicemente si è visto regalare ortaggi dall’amico coltivatore, sa che frutta e verdura malformata sono tutto meno che rarità, visto che in natura se ne vedono di tutti i colori (come l’ananas e il cetriolo che vedete nelle foto) e sopratutto sa che il loro sapore e la loro qualità non hanno nulla da invidiare ai prodotti certificati dalle norme europee.
E poi, ma questa è solo una considerazione personale, la frutta e la verdura tutta uguale, perfetta e precisina che troviamo comunemente dai fruttivendoli e ai supermercati a me suscita sempre una certa inquietudine…
Foto di COCOEN daily photos