In barba alle previsioni meteo che parlano di un marzo freddo, ho cominciato i preparativi per riattivare il semenzaio a letto caldo che ho costruito un anno fa. Del resto la meteorologia studia quel che si definisce un sistema caotico (l’atmosfera, appunto) e i risultati che ottiene in termini di previsioni sono poco attendibili già dopo 48 ore, figuriamoci dopo un mese…
In realtà scrivo così per farmi coraggio perché è ovvio che dopo queste mie “ultime parole famose” ci ritroveremo a entrare in primavera con temperature glaciali ma tant’è, ho dato il via ai lavori e chi vivrà vedrà, spero almeno che il calore sprigionato dal letame sia sufficiente a far sopravvivere le malcapitate piante.
Per chi non sapesse come funziona un semenzaio a letto caldo riassumo velocemente. Nel suo lento processo di trasformazione anaerobica il letame rilascia un calore intenso e costante che già da tanto tempo i contadini hanno imparato a sfruttare a proprio favore usandolo per esempio come fonte di energia per tenere caldo un semenzaio e anticipare così le semine. Questo lo si ottiene scavando una buca di almeno 70/80 cm di profondità, riempiendola di letame fresco, ricoprendola con una ventina di cm di terra e infine costruendoci sopra la struttura del semenzaio. Dopo circa una settimana che è interrato, il letame comincerà a rilasciare un intenso calore (per quello di cavallo si parla di un picco di oltre 70° C) che nei giorni successivi calerà fino a stabilizzarsi garantendo comunque alle piante un prezioso calduccio per più di un mese. Questo detto in soldoni il funzionamento del semenzaio di cui sopra ma per gli interessati rimando al post (con relativo video) relativo alla sua costruzione che ho realizzato nel febbraio 2009; per tutti gli altri orticoltori ricordo comunque di non sottovalutare l’utilità di un semenzaio: permette di controllare tutto il processo di crescita delle piante, assicura un certo risparmio nell’acquisto degli ortaggi e consente appunto l’anticipo delle semine con la possibilità di pianificare al meglio la stagione; senza contare che è più semplice riprodurre quelle varietà territoriali rare e poco conosciute che rischiano di sparire e contribuire così a mantenere quella biodiversità tipica delle nostre campagne.
Tornando al presente, quello che mi sono limitato a fare lo scorso week end è stato svuotare il semenzaio per predisporlo, nelle settimane successive, a essere “ricaricato”, riempito cioè di nuovo letame per riscaldare la nuova semina. A proposito di quest’ultima l’obiettivo è sempre quello di fornire a una ormai nutrita rete di amici coltivatori il maggior numero possibile di ortaggi, sperando poi che, a maturazione ultimata, torni indietro qualcosa per l’addetto alla semina…
Scherzi a parte sto pianificando questa operazione in maniera tale che non finisca come la passata stagione quando solo alcuni ortaggi furono ben calcolati nel loro numero mentre alcuni (le melanzane per esempio) non spuntarono proprio e altri, come i pomodori, nacquero viceversa nel segno dell’abbondanza. Tra l’altro, oltre a soddisfare il fabbisogno degli amici, quest’anno sono interessato a seminare alcune varietà piuttosto rare ma di questo argomento ne riparleremo in seguito.
Per il momento qualcosa di buono me lo sono già guadagnato e mi riferisco all’ottimo humus estratto dal semenzaio che è quel che rimane del letame dell’anno scorso ormai trasformato in un ricco terriccio che, a giudicare dalle molte “prenotazioni” di amici e vicini, farà la gioia di diverse piante da vaso…
Ps: in bocca al lupo, Alessio!