Ieri, durante un vero e proprio diluvio, vado in un ufficio per lavoro e al suo ingresso trovo una novità: di corsa per l’acqua a catinelle noto, al lato della porta, un bel vaso alto un metro e mezzo al cui interno una composizione di Echinocactus grusonii, (notoriamente conosciuto come “cuscino della suocera“) fa bella mostra di se. Appena entrato, incuriosito dalla nuova presenza, chiedo subito lumi facendo notare che una pianta del genere, fuori dall’edificio e a pochi giorni dall’inverno, ha poche possibilità di sopravvivere. Dapprima non facendo caso ai mezzi sorrisi scaturiti dalle mie osservazioni, mi sento rispondere, con malcelato scherno, frasi del tipo “ma quella è una pianta speciale”, “vedrai se sopravvive…” vive per sempre!” e via dicendo. Noncurante delle avvisaglie insisto con i miei consigli, parlando delle caratteristiche di questa bellissima pianta e di come tentare di coltivarla (non sono un espertone dell’argomento ma conosco chi la coltiva con discreto successo). A questo punto, tra le risate generali, mi si avvicina uno e mi fa: “caro il mio Florablog la pianta all’ingresso non può morire perché è una pianta finta!”
Superato lo shock (una pianta finta?!?) e la vergogna per l’enorme figura di merda (la Flora?!?!? il Blog?!?!?! i consigli colturali!?!?!?) ho provato a giustificarmi con qualche patetica scusa (“ero di corsa, veniva giù l’impossibile!” “incredibile! sono veramente identiche!”) ma alla fine mi sono arreso all’evidenza: ci sono cascato come un fesso e ammetto che la cosa, complice un po’ d’amor proprio, non mi lascia indifferente.
Pazienza, supererò anche questa, quello che non supererò mai però è la mia totale avversione per le piante finte.
Pensateci bene: che senso ha?
Una pianta finta inquina già al momento della sua produzione visto che vengono impiegate materie plastiche (inquinanti) ed energia per modellarle; non solo: quando la pianta viene a noia la stessa plastica rischia di finire in discarica (con tempi biblici per sua decomposizione) o, peggio ancora, negli inceneritori e da lì nell’atmosfera e infine nei nostri polmoni… Ma poi, che soddisfazione si può avere da una pianta di plastica? a parte la tristezza che fa il vederle in uffici ed appartamenti, che gusto c’è a prendere un qualcosa di morto e inerte al posto di una pianta viva? Suvvia! è l’ora di rivedere un po’ le nostre abitudini e di smetterla con queste assurdità. Se proprio vi serve un soprammobile comprate qualcos’altro (magari costruito con materiali naturali, che è meglio…) oppure, partendo con qualcosa di veramente semplice e facile (anche su Florablog esiste la categoria “Piante per principianti“), cominciate a coltivare il vostro pollice verde. Se è il tempo da dedicare alle piante che vi manca niente paura, ce ne sono moltissime che non hanno bisogno di particolari cure e se la cavano benissimo da sole per lunghi periodi (ma ne riparleremo in seguito più approfonditamente), mentre se quella che vi manca è l’esperienza anche qui i problemi non sussistono giacché su internet sono a disposizione migliaia di siti (partendo logicamente da questo….) dedicati all’argomento da cui poter imparare le tecniche di base per poter coltivare con successo le vostre piante.
Certo, prima di riuscire a far sopravvivere una pianta vi capiterà di sacrificarne diverse sull’altare dell’esperienza ma, a giudicare dai prezzi delle piante finte (controllate il primo link della ricerca non a pagamento, e andate a vedere un po’ i prezzi…), ne avrete un bel po’ da torturare. E poi aggingo che, una volta morti, i vegetali si decompongono velocemente e con facilità (bella forza, è la Natura…) e possono essere riciclati nel composter per essere riutilizzati, sottoforma di humus, l’anno successivo.
È vero che dietro le piante finte c’è tutto un indotto con i suoi posti di lavoro (da tutelare, specialmente in questo periodo di crisi) ma un comportamento sbagliato rimane un comportamento sbagliato e come tale va eliminato il prima possibile e, al contempo, riconvertendo i lavoratori, magari come vivaisti….